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  • Immagine del redattoreGianluc

Plage Blanche - Una pista epica dove non sono ammessi errori

Aggiornamento: 13 apr

Sesta Settimana - Da Tahouaout a Taghazout


Si parte con un’altra settimana e un programma esaltante. Dopo qualche problema meccanico nella settimana precedente, finalmente si ritorna a macinare chilometri nel deserto, su un mix di piste che ci condurranno fino a Tan-Tan, il punto più a sud del nostro viaggio in Marocco. Da li risaliremo lungo la costa su uno sterrato roccioso a strapiombo sul mare fino ad arrivare all’ostico attraversamento della Plage Blanche, una spiaggia bianca lunga 30 chilometri, attraversabile solo con la bassa marea. Non sono mancate le difficoltà e gli incontri interessanti, che hanno reso questa settimana davvero movimentata ed avvincente.


A van driving along a road past a warning sign. In front of the van camels walk along the road


Giorno 36 – Si torna in pista

Tahouaout > Labouirat


Dopo una notte tranquilla passata lungo una strada sterrata a qualche chilometro dalla strada principale asfaltata, verso le 11 del mattino ci rimettiamo alla guida in direzione di Assa. Da li speriamo di poter finalmente affrontare i quasi 200 chilometri di pista, che causa problemi meccanici avevamo dovuto rimandare in precedenza e che attraverso il deserto ci condurranno a Tan-Tan, piccolo paese a pochi chilometri dal mare.

 

Per arrivare ad Assa, percorriamo inizialmente una strada davvero suggestiva, che si snoda all’interno di un canyon con caratteristiche formazioni rocciose e piccoli villaggi nascosti tra le palme delle oasi.

 

Finito lo spettacolo e ritornati su lunghi e monotoni rettilinei in mezzo al nulla, decidiamo prima di fermarci a bordo strada per una piccola pausa pranzo e successivamente di fare una breve sosta nel paese di Foum El Hassane. Qui facciamo il pieno riuscendo a pagare con la carta (non sempre scontato in Marocco) e compriamo del pane in un negozio locale per pochi dirham.

 

Circa 10 chilometri dopo Assa, attraversiamo un oued (fiume) prosciugato sulla strada asfaltata e subito dopo svoltiamo a destra su uno sterrato, abbandonando finalmente l’asfalto. È qui che inizia la pista per Tan-Tan, ora viene il bello.

 

I primi chilometri li percorriamo su una larga strada poderale, che non presenta grandi difficolta. Più avanti cambiano però gli scenari e il nostro van si trova ad affrontare prima strade e plateau rocciosi, poi tratti più sabbiosi. Sul percorso incontriamo solo qualche moto, per lo più persone del posto.


The van in the middle of a vast barren desert, sheltered under a small tree.

Quando il sole è ormai pronto a tramontare e abbiamo percorso oltre 50 km di pista, ci guardiamo intorno alla ricerca di un angolo per la notte. Il primo lo scartiamo subito, vista la presenza di un gruppo di cammelli guidati dal proprietario, probabilmente un nomade berbero. Continuiamo lungo la pista e qualche centinaio di metri più avanti, imbocchiamo un sentiero meno battuto sulla sinistra, che ci conduce in una piccola vallata. Vicino ad un albero troviamo un posto che ci convince e sembra adatto a trascorrere la notte. Guardandoci intorno, notiamo solo alcune tracce lasciate da qualche famiglia nomade che in passato deve aver trovato dimora in queste zone. Per il resto non ci sono segni di vita e tutto pare tranquillo.


Prima che cali il buio, facciamo due passi fino in cima alla collina posizionata alle spalle del nostro van. Da lì ci godiamo gli ultimi raggi di sole e raccogliamo qualche pietra dall'aspetto particolare, prima di ritornare verso il camper. Dopo cena, ci addormentiamo nel silenzio più totale, con l’impressione di essere soli al mondo.


Curiosità del giorno: In Marocco capita davvero raramente di poter pagare con la carta di credito, a parte in qualche situazione isolata. Nonostante la maggior parte delle stazioni di rifornimento (Shell, Afriquia, ecc..) accetti il pagamento con la carta, può capitare spesso presso i distributori che non ci siano alternative al contante. Per questo motivo, quando troviamo un benzinaio che accetta la carta, facciamo quasi sempre il pieno.


Giorno 37 – Non c’è traccia di esseri umani

Labouirat > Tilmezoun


La mattina ci alziamo e partiamo abbastanza presto, nel tentativo di coprire una buona parte dei quasi 150km rimasti. La pista si estende all’interno di un lungo fiume prosciugato, l’Oued Draa ed è quindi percorribile esclusivamente in condizioni asciutte. I solchi e le malformazioni del terreno, causate proprio dalla presenza di acqua in passato, presentano qualche insidia, che il nostro van Otto però supera alla grande.

 

Dopo qualche ora di viaggio, procedendo per lo più a rilento, ci fermiamo per pranzo. Quando siamo pronti per ripartire, notiamo che il sedile posteriore dei passeggeri è pieno di polvere sul bordo. È così che sollevando i cuscini scopriamo un altro dei tanti punti attraverso i quali la polvere che ci accompagna in queste giornate di fuoristrada si infiltra dentro al van. Sotto il sedile nel retro, dove è situato il boiler della Truma, c’è un foro di sicurezza in caso il riscaldamento o il boiler (entrambi funzionanti a gasolio) dovessero avere qualche malfunzionamento.


Ripuliamo la zona dalla polvere, copriamo il foro con uno straccio bagnato e ripartiamo decisi sullo sterrato, a collezionare altra polvere. Il vento proveniente da dietro e la bassa velocità di crociera non semplificano la situazione riportando tutta la polvere alzata dal van davanti a noi e rendendo così la guida ancora più impegnativa.

 

Nel complesso la giornata di guida si rivela intensa, con oltre 80km percorsi a basse velocità e qualche passaggio tecnico non troppo complesso, che occasionalmente porta una delle ruote a sollevarsi da terra. Di tanto in tanto decido di fermarmi in mezzo alla pista, scendo dal van e faccio due passi, qualche mossa di bacino o danza maldestra per muovermi e sciogliere la tensione accumulata in tutte queste ore alla guida su terreni non facili e con temperature superiori ai 30 gradi.



Verso le 18 e 30 transitiamo in un tratto che ci pare adatto a passare la notte. Parcheggiamo, come spesso accade, sotto a un albero e decidiamo di andare a fare due passi. Ne sentiamo il bisogno dopo tutte queste ore seduti alla guida, ma è anche una sorta di provocazione per vedere se almeno qui riusciamo a incontrare un essere umano. Oggi infatti, durante tutta la giornata, non abbiamo incontrato nessun essere vivente, se non un paio di cammelli.

Nonostante la camminata si protragga per svariati chilometri, non incontriamo nessuno e torniamo al van quasi un’ora dopo, quando il sole è già tramontato.

 

Dopo cena proviamo a posizionare il telefono sul tetto per prendere qualche tacca di Internet per lavorare un po’ ed aggiornare Instagram, sebbene con scarsi risultati.


Ci addormentiamo sotto un cielo stellato, vicino a un albero, nel mezzo del deserto in una località senza un nome preciso. L’app del meteo del telefono ci dice che siamo vicino a Tilmezoun e noi decidiamo di fidarci. Anche se, quando siamo in mezzo alla natura con il nostro van, circondati da paesaggi stupendi, non ci importa come si chiami il posto o chi ci sia intorno a noi. Ci basta questo per sentirci a casa.


Curiosità del giorno: L'Oued Draa è il fiume più lungo e importante del Marocco. È formato dalla confluenza dei fiumi Dadès e Imini. Scende dalle vette dell'Alto Atlante in direzione sud-est fino a Tagounit e di lì verso ovest, in direzione dell'Oceano Atlantico dove sfocia nei pressi di Tan-Tan dopo un percorso di circa 1100 km. Noi l'abbiamo trovato completamente prosciugato percorrendone una gran parte.


Giorno 38 – Un caffè con i cammelli

Tilmezoun > Tan-Tan


La mattina mentre facciamo colazione, Joy mi dice che ha voglia di farsi una corsetta. Mi sembra una buona idea e nonostante il caldo, viene quasi voglia anche a me di mettere di nuovo le scarpe da corsa ai piedi. Per risparmiare tempo ed essere più efficienti, decidiamo di fare una staffetta: Joy inizia a correre in direzione Tan-tan e io la seguo in van. La decisione si rivela azzeccata, visto che la pista, davvero colma di rocce e sassi, obbliga il van a procedere a velocità inferiori ai 10km/h. È quindi chi ha un motore sotto il culo a far fatica a stare dietro a chi corre.

 

Dopo circa 40 minuti facciamo cambio. Joy finisce di correre, si mette alla guida e arriva il mio turno. Anche io mi godo la sgambata nel deserto per quasi 40 minuti, prima che Joy mi raggiunga col van. Risalgo a bordo e qualche chilometro più avanti svoltiamo a sinistra per fare una sosta in mezzo agli alberi. Mangiamo qualcosa e ci sciacquiamo di fianco al van con il doccino esterno.


Dopo pranzo, mentre ci gustiamo il caffè all’aperto, ecco che riceviamo una visita inaspettata, ma piacevole. Un gruppo di cinque o sei cammelli si avvicina lentamente al van per capire cosa sia quella scatola gigante di un colore simile al loro con a bordo due individui. Con lo sguardo curioso, ci scrutano, ci arrivano a meno di un metro di distanza e dopo esser rimasti nei pressi a brucare un po’ di erba, perseguono come se nulla fosse per la loro strada. Davvero una piacevole pausa caffè, che Joy non ha esitato a immortalare con qualche scatto.



Con la giusta carica ripartiamo e dopo aver attraversato qualche guado (alcuni attraverso ponti instabili, altri passando nel letto del fiume) ci troviamo a percorrere gli ultimi chilometri di pista su un tratto che pare una pista da biliardo. Viaggiamo a oltre 50km/h e il basso grado di difficoltà mi permette anche di godermi il panorama.


Una volta toccato nuovamente l’asfalto, rigonfiamo le gomme nel mezzo di una tempesta di sabbia e percorriamo gli ultimi 45km che ci separano da Tan-Tan su una strada asfaltata in ottime condizioni. Fatta eccezione per un po' di sabbia spazzata dal vento e qualche cammello disorientato, non incontriamo quasi nessuno fino a Tan-tan.


Una volta raggiunto il paese procediamo dritti verso Nord per qualche chilometro, prima di imboccare un nuovo sterrato sulla sinistra, che ci condurrà alla Ksar Tafnitil, il nostro spot per la notte.



Dopo aver percorso circa sei chilometri di sterrato e attraversato diverse dune si sabbia, arriviamo finalmente in questo fantastico luogo situato su una collina e circondato da mura fortificate. Da qui si gode di una stupenda vista sul deserto circostante. Questo posto, che abbiamo apprezzato molto per la sua bellezza, la cura dei dettagli e la posizione tranquilla, ci è stato consigliato da Gemma e Dom, che ringraziamo nuovamente.



Decidiamo di seguire fino in fondo il loro consiglio e di cenare presso la struttura. Accompagniamo le ottime pietanze con una bottiglia di vino locale, disponibile presso la struttura per 200 DH e concludiamo la giornata al meglio prima di addormentarci nel silenzio più totale, di fianco ad un pickup portoghese con tenda sul tetto.


Curiosità del giorno Sorseggiando un caffè sotto lo sguardo curioso dei cammelli, abbiamo notato come una mamma stesse allattando il suo piccolo. Abbiamo quindi iniziato a scherzare su come si chiamerebbe un caffè con latte di cammello: camelatte? Scherzi a parte, il latte di cammello pare essere davvero nutriente, essendo naturalmente ricco di minerali e vitamine, con una particolare concentrazione di vitamina C. Noi non l’abbiamo ancora assaggiato.


Giorno 39 – Volevo solo una sigaretta

Tan-Tan > Cap Draa


La giornata inizia con un dolce risveglio e una mattinata tranquilla, nel corso della quale conosciamo Håkan & Henrietta, l’altra coppia presente alla Ksar. Si tratta di due signori svedesi, che vivono in Portogallo e attualmente stanno attraversando il Marocco con il loro pickup. Si rivelano molto simpatici e cordiali, e passiamo così oltre un’ora a condividere esperienze, parlare della vita e delle avventure passate. Ne approfittiamo per scambiarci consigli su posti speciali del Marocco e verso le 13 partiamo nuovamente in direzione Tan-Tan. Siamo a secco di acqua e viveri e dobbiamo anche fare il pieno di gasolio.

 

Dopo aver fatto la spesa in un minimarket e aver chiesto indicazioni su dove poter acquistare frutta e verdura, la signora alla cassa ci accompagna gentilmente di persona dal “fruttivendolo” qualche centinaio di metri più in la. Entriamo in questo garage buio pieno di frutta e verdura e notiamo quattro signori in un angolo intenti a condividere una tajine. Uno di loro richiama subito la mia attenzione, invitandomi a unirmi a loro per il pranzo. Declino gentilmente l’invito, aiuto Joy a scegliere la frutta e la verdura, che hanno entrambe un ottimo aspetto e ritorniamo in strada.

 

Dopo aver comprato tutto il necessario, incluso il pane fresco appena sfornato, ci mettiamo di nuovo in strada per affrontare la prossima pista. Da Tan-Tan raggiungeremo Guelmim attraverso un centinaio di chilometri di strade sterrate e dune di sabbia, questa volta lungo la costa, per gran parte del tragitto con vista sul mare.

 

Il primo tratto, lasciatoci la prigione di Tan-Tan sulla destra, scorre liscio su una pista resa più fluida e scorrevole dalla presenza di qualche centimetro di sabbia sotto gli pneumatici.


Sono oramai passate le 14 quando ci fermiamo per una piccola pausa pranzo sotto un sole cuocente, ci gustiamo il pane fresco ancora caldo e ripartiamo verso il fiume che dovremo attraversare. Una volta raggiunto il fiume, ci troviamo davanti un grande cartello di STOP e una sbarra con un lucchetto. Ci guardiamo intorno perplessi per qualche minuto finché in lontananza non vediamo un uomo, probabilmente un militare, sbucare dai cespugli e dirigersi verso di noi. Dopo i convenevoli, scriviamo tutti i nostri dati su un pezzo di carta, gli indichiamo dove siamo diretti, e lui molto gentilmente solleva la sbarra a mano quanto basta per farci passare.

 

Si riparte, e per qualche chilometro si viaggia a buone velocità, tra piccoli cespugli e qualche duna di sabbia. Ai nostri lati, un gruppo di cammelli pascola tranquillo.

Saliamo gradualmente finché, arrivati su un altopiano possiamo finalmente scorgere l"Oceano Atlantico. Sono quasi 40 giorni che non vediamo il mare – l’ultima volta fu al nostro arrivo in Marocco – e un pochino ci emozioniamo. L’entusiasmo viene però subito smorzato dalle condizioni della pista. Per oltre 20 chilometri procediamo a rilento su un terreno roccioso e dissestato, a picco sul mare. Il van balla e noi con lui. Dietro tutto il possibile immaginabile scricchiola e i chilometri sembrano non passare più. Per lo meno godiamo di una vista incredibile.


Ad un tratto incrociamo una piccola postazione di controllo militare. Prepariamo i documenti, ma il ragazzo non sembra interessato. Ci chiede solo se abbiamo una sigaretta. Purtroppo non possiamo accontentarlo, ma ci congeda comunque con un sorriso.



Poco più avanti, quando il sole sta per tramontare, passiamo svariate baracche di pescatori poste sulla nostra sinistra e un altro punto di controllo militare, dove proseguiamo senza essere fermati. Il sole che è oramai pronto a nascondersi dietro all’orizzonte ci ricorda che è ora di fermarci. Appena notiamo uno spiazzo sulla sinistra, un po’ esposto ma con una vista spettacolare sul mare, non ci pensiamo due volte e spegniamo il motore. Ci godiamo gli ultimi raggi mentre facciamo un po’ di stretching e poi ci rifugiamo dentro al van. Il piacevole rumore delle onde ci ricorda che non siamo più nel deserto e ci culla mentre ci addormentiamo in questo posto unico.


Curiosità del giorno Specialmente lungo la costa, ma anche lungo le piste nei pressi dei confini, si incontrano davvero tanti punti di controllo militari. La cosa particolare è che non sempre questi checkpoint hanno un aspetto ufficiale. Ogni tanto i militari sono in borghese, altre volte escono da una baracca con un asinello fuori, ti chiedono solo una sigaretta o ancora ti fanno compilare i tuoi dati a penna su un foglio di carta stracciato. Una cosa è certa: compilare in anticipo e portare con sé svariate copie delle fiches, ovvero schede con tutti i vostri dati e quelli del veicolo, può rendere i controlli molto più facili e rapidi.


Giorno 40 – Aspettando la bassa marea

Cap Dra > Plage Blanche


Il bello di dormire vicino al mare non è solo dato dal rumore delle onde mentre ti addormenti, ma anche dalla vista mozzafiato quando la mattina esci dal camper. Quando alle otto suona la sveglia ed esco dal van, non trovo però il mare davanti ai miei occhi, ma solo una fitta nebbia e tanta umidità. Non riesco a vedere a più di tre metri di distanza. Mentre facciamo colazione, esce il sole e la nebbia piano piano si dissolve.


Verso le dieci partiamo in direzione di Plage Blanche, una spiaggia bianca lunga 30km che attraverseremo con il van. I chilometri che ci conducono all’estremità sud della spiaggia sembrano eterni. Il terreno è molto disconnesso e procediamo tra una roccia e l’altra a non più di 10km/h per oltre due ore. Poco dopo mezzogiorno vediamo in lontananza le rovine di un vecchio fortino, che dovrebbero marcare l’inizio della spiaggia. Raggiungerlo non è cosa semplice però. La strada che stavamo seguendo sembra finire di colpo e davanti ci troviamo solo grosse dune che ci impediscono di continuare.

 

The van on a beach, behind sand dunes, with waves crashing in the background and a bright blue sky above.

Dopo una perlustrazione a piedi e qualche manovra un po’ al limite, ritroviamo le tracce e proseguiamo su una ripida discesa nella sabbia che ci conduce nel letto del fiume che porta alla spiaggia. Quando vi arriviamo sono circa le 14 e ci fermiamo in cima ad una duna per pranzo in un setting unico: ci troviamo su una spiaggia caratterizzata da grandi dune di sabbia bianca che sembrano distendersi per chilometri. Niente e nessuno intorno a noi. Un quadro stupendo, rovinato solo dalla parecchia immondizia presente in spiaggia, probabilmente portata dal mare. 


Prima di ripartire e percorrere i 30km di spiaggia dobbiamo aspettare il momento giusto in funzione della marea. La bassa marea è prevista per le 19, decidiamo quindi di partire per le 18.



Il tratto che stiamo per percorrere è abbastanza delicato. Abbiamo una finestra di tempo limitata per attraversare la spiaggia e dobbiamo cercare di non rimanere insabbiati. Rimanere bloccati troppo a lungo potrebbe significare rimanere intrappolati nella sabbia con marea crescente.

Il terreno più solido, inoltre, si trova nei pressi della riva, il che significa che rimanere bloccati li, lascerebbe pochissimo tempo prima che il mare torni a invadere la spiaggia. Inoltre, il tratto di mezzo tra la sabbia asciutta e la riva sembra essere davvero molle e anche a piedi ci si sprofonda. Bisogna insomma trovare il giusto equilibrio e la traccia ideale. Se non bastasse, alle 20 cala anche il buio, quindi poco spazio per errori e concentrazione al massimo.

 

La parte iniziale dell’attraversamento provoca un po’ di tensione in noi. Percorriamo i primi chilometri sulla sabbia asciutta ben lontani dalla riva, senza osare avvicinarci al mare. Ad un certo punto però, vediamo una persona locale viaggiare in sella al suo motorino a pochi metri dall’acqua che con le mani ci fa cenno di avvicinarci alla riva, come a dire “cosa fai li? Vieni qua che ci si diverte di più!”


Dopo attimi di esitazione decidiamo di provarci. Come previsto, il tratto più difficile è proprio quello nel mezzo, tra la sabbia asciutta e quella più compatta verso riva. Per arrivare nei pressi dell’acqua sono obbligato ad attraversare questa terra di mezzo e nonostante una velocità discretamente alta, il van all’improvviso sprofonda e rischia seriamente di rimanere bloccato. Spingo sull’acceleratore e il cuore inizia a battermi più forte. Il van fortunatamente non si arresta del tutto e prosegue con difficoltà nonostante i giri del motore alle stelle, finché non incontra un terreno più solido sotto alle gomme, che ci permette di riacquistare velocità e tranquillità.


Una volta arrivati a riva, la guida è una vera goduria. Rimango concentrato, ma ora si prosegue senza difficoltà a oltre 60km/h su un terreno che pare solido come una strada asfaltata. Alla mia destra ammiro le imponenti dune bianche, alla mia sinistra le onde di un mare agitato. Davanti a noi, stormi di gabbiani con le zampe a bagnomaria, che al nostro avvicinarsi partono in volo e si spostano di qualche metro. Rimango a bocca aperta dalla bellezza della natura che ci circonda e dalle emozioni che questo momento unico provoca in me. Mi sento vivo come non mai e grato di poter vivere questi momenti.



Dopo svariati chilometri, abbiamo la confidenza necessaria ed anche il tempo per fermarci a scattare qualche foto e fare un paio di video. Appena ci fermiamo, veniamo accolti un odore sgradevole. Ci guardiamo intorno scrutando la sabbia, finché non notiamo una carcassa gigante di un pesce morto, probabilmente una balena.



Percorriamo in totale 25km sulla spiaggia finché non arriviamo nel punto in cui il fiume sfocia nel mare. Lì scorgiamo una zona idonea al pernottamento e parcheggiamo a pochi passi dal fiume con vista sulla laguna. Mentre guardiamo il sole entrare nel mare, ripercorriamo con grande entusiasmo le emozioni appena vissute. Dopo tanta adrenalina e stress, sicuramente dormiremo bene.


Curiosità del giorno Plage Blanche è la spiaggia più lunga e una delle più selvagge del Marocco. Situata di fronte alle Isole Canarie, è stata denominata “Playa Blanca” dagli spagnoli. Si estende per oltre 30km ed è interamente ricoperta da dune di sabbia bianca. Lungo la spiaggia incontrete parecchie baracche di pescatori e poco altro. L’unica nota dolente è la quantità di immondizia che si trova sulla spiaggia, per la maggior parte portata dal mare.


Giorno 41 – Non mi piacciono le cose facili

Plage Blanche > Bouizakarne, Camping Tinnobouga


La mattina, nonostante ci troviamo a un centinaio di metri dall’asfalto, uno dei due (non diciamo chi) decide di avventurarsi ulteriormente lungo i cinque chilometri di spiaggia restanti, che conducono a un ripido saliscendi molto tecnico per ricongiungersi alla strada asfaltata solo qualche chilometro più a nord. Una volta terminata la spiaggia, affrontiamo il pezzo tecnico con grande concentrazione. 


Alcuni passaggi sono davvero impegnativi ma, con la giusta attenzione e pazienza, li sorpassiamo indenni. È sicuramente nella mia natura, cercare l’avventura e l’adrenalina. Spesso ciò ci porta a correre dei rischi, ma attraverso queste situazioni ci sentiamo vivi, impariamo cose nuove e soprattutto scopriamo di cosa il nostro mezzo sia davvero capace.

 


Tornati sulla strada asfaltata, la prima che ci troviamo davanti da più di 48 ore, raggiungiamo Guelmim, che attraversiamo senza fermarci. Siamo diretti circa 40km più a Nord, dove ci siamo segnati un campeggio molto rustico, ma dal personale accogliente e molto gentile. Infiliamo una pausa caffè a metà strada, e nel percorrere questo ultimo tratto molto trafficato, rimaniamo stupiti davanti a camion e macchine locali che in maniera creativa sembrano fare a gara per chi riesce a trasportare più materiale sul tetto.  


Arriviamo al Camping Tinnougba verso le 16, e veniamo accolti da Lahcen, un signore sorridente ed estremamente gentile. Trovato il nostro spot, siamo pronti a gustarci il tè che, a detta delle recensioni, viene offerto ai campeggiatori tutti i giorni alle 17 nell’area comune. Un modo piacevole di fare conoscenza con altri viaggiatori, pensiamo.

 

Oggi però, forse siamo sfortunati o forse è la carenza di personale, non c’è nessun tè. Il proprietario si mostra comunque molto disponibile ed attento ai dettagli, assicurandosi in tutti i modi che gli ospiti siano a loro agio.

 

Pima di cena faccio conoscenza di Gino e sua moglie, due signori pensionati italiani che viaggiano oramai da 12 anni in moto in giro per il mondo. Rimango affascinato dalle storie che mi raccontano sui paesi che ha visitato e ancora una volta mi rendo conto di quanti posti e culture ci siano da scoprire in giro per il mondo. Troppi, così tanti che è impossibile vederli tutti, ma bisogna assolutamente continuare ad esplorare.

 

La sera cuciniamo qualcosa in van e cerchiamo di non andare a letto troppo tardi, visto che l’indomani mattina vorremo recarci a Guelmim per vivere da vicino il tipico mercato dei cammelli del sabato.


Curiosità del giorno Guelmim è nota per il suo famoso mercato settimanale dei cammelli, che si tiene ogni sabato all'alba. Il mercato dei cammelli di Guelmim è il più grande del Marocco.  I cammelli non sono l'unico bestiame acquistato e venduto in questo mercato settimanale.  Si vendono anche pecore, capre e asini, oltre ad altri articoli tradizionali venduti nei mercati settimanali marocchini.


Giorno 42 – Il paradiso del Surf

Bouizakarne, Camping Tinnobouga > Anchor Point (Tagazhout)


Nonostante avessimo cercato di parcheggiare in una delle zone più riparate, le forti raffiche di vento ci hanno tenuti svegli per gran parte della notte. Posticipiamo quindi più volte la sveglia e riusciamo a riposarci solo nelle prime ore del mattino, alzandoci verso le 10.

 

Quando siamo pronti a partire sono oramai le 11 passate e chiedendo a Lahcen, scopriamo che il mercato dei cammelli termina verso le 12. Siamo quindi in ritardo e non vale la pena percorrere i 40km che ci separano da Guelmim, per arrivare a mercato ormai finito. Niente di grave, il nostro era più uno sfizio per assistere a qualcosa di tradizionale e popolare, ma sapevamo anche che non sarebbe stato necessariamente un bellissimo spettacolo, se si ha a cuore il benessere degli animali.

 

Ripartiamo quindi verso Nord in direzione di Taghazout, piccolo paesino sulla costa, nonché capitale del surf in Marocco. Sulla strada ci fermiamo in maniera del tutto improvvisata a Sidi Bibi quando notiamo un grande mercato di frutta e verdura.


Parcheggiamo a bordo strada, lasciamo qualche dirham al guardiano di turno e ci addentriamo nel caos del souk. Vaghiamo per oltre mezz’ora tra le mille bancarelle di frutta e verdura, tra gli schiamazzi dei venditori e i profumi intensi del cibo. Un’esperienza stenuante, ma davvero speciale e interessante. Usciamo dalla calca del mercato con del pane fresco, mezzo chilo di fragole, dei mandarini, alcune zucchine e parecchi pomodori.



Ci rimettiamo in viaggio, e poco più avanti ci fermiamo nuovamente. Questa volta a bordo strada per una pausa caffè. Durante la preparazione, faccio conoscenza di qualche persona del posto, incluso un muezzin locale, che tutto fiero mi mostra i suoi video su Tiktok mentre predica Allah. Sono questi momenti, così particolari, ma allo stesso tempo intriganti, a rendere il viaggio in Marocco davvero movimentato e sempre interessante.



Passando per la cittadina di Agadir, decidiamo di fermarci al Carrefour per comprare quei prodotti che fatichiamo a trovare nei minimarket o nei mercati locali. Ripartiamo e percorriamo gli ultimi chilometri verso Taghazout, dove arriviamo oramai a pomeriggio inoltrato. Decidiamo di raggiungere Gemma e Dom ad Anchor Point, uno degli spot più famosi per il surf, dove sono in corso i campionati mondiali di body surfing. 


Il posto è carino, anche se affollato complice la competizione in corso, e si affaccia proprio sul mare. Pagando 20 dirham all’autoproclamato guardiano di turno, è possibile inoltre pernottare in loco. Troviamo uno spot tra i sassi a qualche metro dal mare e ci godiamo un bellissimo tramonto e una notte tranquilla.


A man looking out over the town of Taghazout

Curiosità del giorno Ad Agadir abbiamo notato delle alte palme artificiali che in maniera poco efficace dovrebbe servire a nascondere e mimetizzare antenne televisive e ripetitori telefonici. Non ci hanno convinto per niente, ci sembrano abbastanza inutili e bruttine.  

Eccoci a Taghazout ed è così cominciata la nostra risalita verso nord. Da un lato c’è l’emozione di essere arrivati al mare, in una zona in cui potrò finalmente fare di nuovo surf dopo più di due mesi, dall’altro la consapevolezza di aver raggiunto zone davvero turistiche e diverse rispetto al Marocco che abbiamo potuto apprezzare finora. Lo sapete, non siamo amanti delle masse e dei posti troppo turistici. Siamo quindi un po’ scettici su quello che ci aspetterà nelle prossime settimane. Sarà una delusione o una piacevole sorpresa? Lo scopriremo solo vivendo.

Rimanete con noi, presto vi racconteremo anche la costa!


Intanto vado a fare un po’ di surf! Bella lì!



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