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Immagine del redattoreGianluc

Persi tra le dune del deserto

Aggiornamento: 30 mar 2024

Quinta Settimana - Da M’Hamid a Tahouaout


Questa settimana ci siamo avventurati nuovamente nel deserto percorrendo una pista della vecchia Parigi-Dakar e rimanendo bloccati nella sabbia. Abbiamo dormito tra le dune di Erg Chegaga, condiviso qualche chilometro di strada con oltre 200 cammelli e fatto visita a un presunto meccanico di Tafraout in seguito a qualche rumore anomalo proveniente dal nostro van.


Tante sorprese, storie incredibili e avventure nella natura più selvaggia che siamo orgogliosi di poter raccontare.

 

Vivi da vicino la nostra incredibile avventura tra le dune del deserto nel nostro nuovo episodio di YouTube, che trovi anche più in basso nel testo.




Giorno 29 - Una serata da sogno

M'Hamid El Ghizlane > Erg Chegaga


Una notte tranquilla senza vento ci permette di dormire bene. Così bene che non sentiamo la sveglia. Apriamo gli occhi quando ci bussano al furgone. Vado ad aprire con un occhio chiuso e l’altro anche, ancora rintontito. È il ragazzo del campeggio che ci consegna pane fresco, uno splendido vizio qui in Marocco.

 

Il profumo del pane ci aiuta ad alzarci e facciamo colazione. Oggi siamo gasati, perché si torna in pista, si torna ad esplorare il deserto. Tramite la solita routine organizziamo e prepariamo il van. Le operazioni di svuotamento del WC e delle acque grigie, così come il carico di acqua richiedono un po’ più di tempo e creatività nei campeggi più rustici del Marocco.

 

Verso le 11 e 30 siamo pronti per partire, ma prima decidiamo di dirigerci verso il paese di M'Hamid per fare il pieno di acqua potabile, frutta e verdura e prelevare del contante nell’unico sportello bancomat presente. Avendo poco più di metà serbatoio di gasolio pieno e dovendo affrontare nei prossimi giorni quasi 300 chilometri di offroad cerchiamo un benzinaio. Ne troviamo uno non proprio ufficiale, ma che all’interno del suo garage/negozio dispone di una pompa di benzina. Fatichiamo a capirci ma alla fine ci fa rifornimento ad un prezzo che decide lui, ma tutto sommato ragionevole viste le circostanze. Ora con il serbatoio quasi pieno siamo a tutti gli effetti pronti a partire.

 

Per i primi chilometri percorriamo uno sterrato abbastanza duro e pieno di buche che ci riconduce al campeggio. Ce lo lasciamo sulla sinistra e ci addentriamo nel deserto. Il manto stradale si fa subito più sabbioso e dopo aver ridotto la pressione delle gomme surfiamo le dune che ci si presentano davanti. Oramai ci abbiamo preso gusto e ci sentiamo a nostro agio su questo tipo di terreno.



Dopo circa 40km arriviamo presso l' oasi sacra, dove ci fermiamo su una piccola collina per una pausa pranzo nel van prima di ripartire.


Il tratto che segue, l’ultimo prima di arrivare a Erg Chegaga, la distesa di dune più grande del Marocco, si fa complicato.  Ad un certo punto ci troviamo in mezzo alle dune, senza una via d’uscita. Non ci sono tracce intorno a noi e il vento ha riorganizzato le dune in maniera tale da rendere il passaggio quasi impossibile. Segue qualche attimo di panico, e un paio di manovre al limite, prima di ritrovare la calma e la strada giusta. I dettagli di questi momenti, così come il resto dell’attraversata del deserto fino a Tata, li trovate nel nostro secondo episodio di YouTube qui sotto.



Per questo motivo, vi racconteremo le prossime 48 ore in maniera più sintetica. Una volta arrivati a Erg Chegaga, troviamo un posticino tra le dune relativamente tranquillo, nei pressi di alcuni campeggi di lusso nel deserto. Al tramonto passa un nomade con il suo dromedario, che ci chiede qualcosa da mangiare e poi sparisce tra le dune. Facciamo un fuoco, cuciniamo la nostra prima Tajine sui carboni ardenti e ci godiamo la serata con la musica berbera proveniente dai campeggi circostanti in sottofondo.



Curiosità del giorno In alcuni piccoli paesi si possono trovare baracchini ed edifici non ufficiali che vendono diesel e benzina in bottiglie di plastica, che vengono travasati nell'auto con un imbuto. Quello che abbiamo trovato noi aveva anche una pompa semi ufficiale e ci ha fatto rifornimento a un prezzo che ha deciso lui.


Giorno 30 - In cima alla duna più alta di Erg Chegaga

Erg Chegaga > Lago Iriki


Ci alziamo la mattina che il sole è già sorto. La notte è stata tranquilla e dopo colazione decidiamo di andare a piedi sulla duna più alta, circa due chilometri distante. Volevamo andarci all’alba, ma abbiamo faticato ad alzarci dopo aver fatto tardi aspettando che la tajine fosse pronta la sera precedente.



Nonostante il caldo - si sfiorano i 32 gradi oggi - ci godiamo la passeggiata e dalla cima si beneficia di una vista unica e davvero speciale. Verso le 12 e 30 torniamo al van, mangiamo uno spuntino e partiamo. Oggi puntiamo a fare almeno 70 km in direzione di Tissint e, passato il lago Iriki, cercheremo un posto per dormire. I paesaggi sono stupendi e la strada come sempre varia. Si passa dalla sabbia a paesaggi più alpini e rocciosi, mentre costeggiamo il confine algerino e passiamo indenni diversi checkpoint militari.

 

Dopo aver attraversato la distesa prosciugata del lago Iriki, teniamo gli occhi aperti alla ricerca dello spot perfetto per la notte. Dopo aver scartato due posti idilliaci e pittoreschi (entrambi sotto a un albero) a causa della loro posizione poco discreta, troviamo rifugio in un letto di fiume prosciugato a pochi chilometri dalla traccia principale.


Ci sono parecchi insetti, probabilmente anche a causa del caldo e il poco vento, passiamo quindi la serata all’interno del van prima di addormentarci. Ancora una volta, come capitato sempre finora, dormiamo sonni tranquilli e nessuno viene a disturbarci.



Curiosità del giorno Un momento unico è stato l'attraversamento del lago (asciutto) di Iriki. Inizialmente non ci siamo nemmeno resi conto di trovarci nei pressi del lago, mentre continuavamo a viaggiare a velocità spedita attraverso un'enorme distesa in un paesaggio grandioso. Questo lago - situato tra Foum Zguid e M’Hamid - è prevalentemente asciutto ma, a quanto pare, in inverno può essere ricoperto da alcuni centimetri d'acqua.


Giorno 31 - Problemi meccanici

Lago Iriki > Tata (Rimal Tata Camp)


Dopo colazione non tergiversiamo troppo e cerchiamo di partire quasi subito, mettendoci in strada un po’ prima del solito.


L’inizio è complicato, visto che andiamo in esplorazione lungo il fiume prosciugato, cercando di collegarci alla pista principale da questo lato. Una volta raggiunta la pista, continuiamo in direzione di Tissint, meravigliandoci ancora una volta di quello che ci circonda e di come, anche nel deserto, il paesaggio e la vegetazione possano variare in continuazione.



Dopo altri 80 chilometri di sterrato, e l’attraversamento di un piccolo fiume (non prosciugato questa volta) raggiungiamo la strada asfalta nei pressi di Tissint. Gli ultimi chilometri di pista ci danno qualche preoccupazione. Con le vibrazioni date dalla ghiaia e i parecchi sassi sulla pista, sentiamo suoni che non promettono bene provenire da sotto il van. Ci fermiamo un paio di volte, cercando di ripulire parzialmente il telaio della polvere e di identificare il problema. I rumori vanno e vengono e non siamo in grado di dire da cosa siano dovuti. Sospettiamo, e speriamo, che la polvere accumulata nell’ultimo mese – senza ahimè mai lavare il van – possa essere una delle cause.

 

Una volta toccato l’asfalto, i suoni spariscono. I quasi 100 chilometri che ci separano da Tata passano abbastanza in fretta su strade larghe e perfettamente asfaltate. Sullo sfondo le montagne e il sole che si appresta a tramontare dietro alla foschia. Poco dopo Tata scegliamo di fermarci al Rimal Tata Camp, un piccolo campeggio molto rustico con ottime recensioni su park4night situato nel nulla. Si rivela una scelta azzeccata. Veniamo accolti con grande calore e la gentilezza tipica del popolo marocchino. Mangiamo un’ottima tajine cucinata da Zahra, la titolare del campeggio e con una bella doccia concludiamo questa giornata.


Curiosità del giorno Documentandoci su Tissint, abbiamo letto in svariati commenti e recensioni che in questa zona i ragazzini tendono a bersagliare i veicoli dei turisti con sassi, a maggior ragione se le loro richieste di soldi o caramelle non vengono soddisfatte. Abbiamo quindi attraversato questo paese senza fermarci e con un po’ di timore, ma fortunatamente non abbiamo riscontrato nessun problema.

Per vivere da vicino la nostra avventura di tre giorni nel deserto passando per le dune di Erg Chegaga, dai un'occhiata nostro secondo episodio su YouTube.



Giorno 32 - Oggi in Marocco è vietato lavare la macchina, anzi no

Tata (Rimal Tata Camp)


La mattina, dopo alcune valutazioni, decidiamo di fermarci un ulteriore giorno da Zahra. Si mangia bene, c’è una pace incredibile e dobbiamo risolvere alcune cose: lavorare in primis, andare a lavare il van dopo un mese di sterrati, fare il pieno di acqua potabile e fare la spesa, frutta e verdura su tutto.

 

Nel pomeriggio dopo pranzo, partiamo alla volta di Tata per fare le nostre commissioni. Il primo autolavaggio è chiuso. Il titolare ci dice che dal lunedì al mercoledì in tutto il Marocco non si effettuano lavaggi di macchine a cause della siccità. Il secondo autolavaggio sembra non conoscere questa storia e ci lava gentilmente il furgone, spiegando che disponendo di un pozzo d’acqua, la loro attività è esente da queste regole.

 

Dopo il lavaggio del van, esperienza interessante da osservare, durata circa mezz'oretta e costata 80 dirham, andiamo verso il mercato in cerca di frutta e verdura. Inizialmente fatichiamo a trovarlo, del caos del mercato nessuna traccia. Quando stiamo per rassegnarci, svoltiamo a destra in una viuzza, dove ci troviamo davanti una dozzina di negozi e bancarelle colmi di frutta verdura, che sia per terra su un telo bianco, sul carro posteriore di un veicolo o in tipiche cassette di plastica.

 

Compriamo tutto il necessario e soddisfatti torniamo verso il van. Sulla via del ritorno ci fermiamo in maniera del tutto spontanea e improvvisa prima a comprare qualche dolce e pain au chocolat da una bancarella, e poi a provare una sorta di ciambella fritta fatta sul momento da un venditore ambulante qualche metro più in la. Ora abbiamo davvero preso tutto e con un van quasi splendente possiamo tornare in campeggio da Zahra.


La sera mangiamo un’altra tajine da lei, a nostro avviso la più buona provata in Marocco sin qui. Dopo cena, mentre alcuni dei nuovi ospiti arrivati in campeggio si siedono intorno al falò a bere qualcosa, noi finiamo di lavorare ai nostri progetti al computer nell’area relax esterna, mentre sorseggiamo l’ennesimo ottimo tè alla menta.



Curiosità del giorno A causa della siccità, il governo marocchino ha vietato per tre giorni alla settimana, dal lunedì al mercoledì, l’uso di hammam e autolavaggi. A metà gennaio le precipitazioni erano inferiori del 70% rispetto alla media annua, il tasso medio di riempimento delle dighe del Paese è sceso al 23,2%, in calo rispetto al 31,5% dell'anno precedente. Inoltre, la seconda diga più grande del Marocco, Al Masira, che offre acqua per l'irrigazione alla regione di Doukkala, cuore dell'agricoltura marocchina, e contribuisce alla produzione di energia idroelettrica, sembra essere quasi vuota.


Giorno 33 - Bloccati in mezzo a 200 cammelli

Tata > Tafraout


La mattina ci alziamo e partiamo con l’intenzione di dirigerci verso Assa per imboccare una pista di 200km verso Tan-tan, piccolo paesino a sud-ovest del Marocco. Mentre ci apprestiamo a percorrere i primi 100km di asfalto, ecco che sentiamo ricomparire, anche se solo per qualche secondo, il rumore proveniente da sotto al van. Decidiamo quindi di cambiare piano e cercare un meccanico in uno dei paesini circostanti, per lo meno per fare un check veloce.

 

Vediamo che a Tafraout, paesino di montagna dal quale saremmo passati comunque qualche giorno più tardi tornando verso nord, ce ne sono diversi.

 

Decidiamo quindi di guidare per circa tre ore in direzione nord verso Tafraout. Un cambio di programma che inizialmente fatichiamo a digerire, ma che poi ci regala l’emozione di uno degli spettacoli più belli vissuti per ora in Marocco.


Mentre ci troviamo a guidare su una stradina asfaltata di montagna, notiamo in lontananza la presenza di qualche cammello sul percorso. Avvicinandoci, ci accorgiamo che non si tratta di qualche cammello, ma di oltre 200 cammelli che passeggiano lungo la strada, accompagnati da tre persone, due in testa al gruppo e una in coda, che ci invitano a proseguire.



Con calma e cercando di non disturbare o intimorire troppo gli animali, percorriamo qualche chilometro a passo d'uomo immersi in un fiume di cammelli, che ci passeggiano accanto e non sembrano per nulla infastiditi dalla nostra presenza. Dopo circa 20 minuti e appena una manciata di chilometri percorsi, finiamo di superare anche gli ultimi cammelli e abbiamo finalmente strada libera davanti a noi.


 

Nonostante sia una liberazione poter tornare a procedere a velocità normale, c’è un pochino di tristezza e malinconia nel realizzare che questo momento speciale, dato dalla condivisione della strada con una marea di cammelli è giunto al termine. Vorremmo quasi fermarci e guardarli passare nuovamente, ma poi pensiamo che non sia una buona idea; sia per rispetto nei loro confronti, sia per la distanza che ancora dobbiamo percorrere. 


Proseguiamo emozionati di quello che abbiamo potuto vivere qualche attimo prima e arriviamo a Tafraout, al campeggio Tête de Lion, poco prima del tramonto.

Ci rilassiamo un attimo, beviamo il tè di benvenuto e prima di andare a letto viene il titolare del campeggio a farci visita al van. Zaid, un uomo molto gentile che parla anche un ottimo tedesco, ci da qualche consiglio per l’indomani e ci segnala il garage di Said e Petit Momo per risolvere il nostro problema.


Curiosità del giorno Una delle attrazioni più popolari della città di Tafraout, la Tête de Lion, rimanda alla famosa sagoma di una testa di leone che si staglia perfettamente nelle caratteristiche naturali della gigantesca roccia che fa parte del Monte Jbel Lkest. Il segreto di questo spettacolo naturale risiede nell'interazione tra la luce del giorno e le ombre dettate dal rilievo della roccia.


Giorno 34 - Ma è del mestiere questo?

Tafraout


La mattina ci alziamo e, senza troppi indugi, ci dirigiamo verso il punto in cui si trova l’officina di Said e Petit Momo. Quando arriviamo sul posto, ci troviamo in una situazione un po’ particolare.

 

Inizialmente non troviamo il garage e una signora molto gentile chiama Said, uno dei titolari, che qualche minuto dopo ci troviamo davanti. Seguiamo la sua macchina finché non arriviamo al garage. Il garage è un po’ atipico, trattandosi di un piazzale gigante che viene usato contemporaneamente come campeggio e come officina. Quasi tutti i veicoli presenti, una ventina circa sono parzialmente smontati, in fase di riverniciatura o in procinto di subire un trattamento antiruggine.

 

Said ci accoglie con un sorriso e ci comunica l’imminente arrivo del meccanico specializzato. Ce lo troviamo davanti una decina di minuti più tardi, arrivato in macchina accompagnato da Said. Il meccanico, un signore anziano e quindi esperto da un’occhiata al van e ci invita a dirigerci da lui in officina, così che possa dare un’occhiata alla parte inferiore della macchina in tutta tranquillità. Anche se un po’ confusi dall’intera procedura, ci sembra una buona idea alzare il mezzo con un ponte sollevatore per ispezionarla da sotto.


Facciamo salire il meccanico a bordo ed insieme a lui ci dirigiamo verso la sua officina. Non un’officina vera e propria a nostra sorpresa, ma un garage con qualche attrezzo all’interno. Ci indica di parcheggiare fuori sul suolo pubblico e poco dopo ritorna con un crick per sollevare il van. Durante la procedura viene raggiunto da un amico o collega improvvisato, non vestito da meccanico, che si mette subito anche lui all’opera.



Dopo quasi un’ora, senza notare nessuna anomalia, se non palate di polvere e sabbia sotto la carrozzeria, decidiamo di terminare il lavoro. Said torna e ci fa una ricevuta scritta a mano su un foglio di carta strappato, che recita “Check generale e tagliando – 400 DH”. Anche se per gli standard europei non sembra tanto, mi pare alto come prezzo per il Marocco e dopo qualche istante di contrattazione, il prezzo viene magicamente dimezzato e il quattro sulla ricevuta trasformato in due.

 

Col senno di poi, ci rendiamo conto che forse il meccanico non era dei più competenti o non disponeva delle risorse e spazi necessari per svolgere bene il suo lavoro, ma dall’altro lato apprezziamo il tempo investito. Inoltre abbiamo il cuore in pace, consapevoli del fatto che un meccanico ha controllato tutte le componenti principali, incluse ruote e sospensioni e non ha notato anomalie.


Procediamo a fare due compere in paese con Zaid, il titolare del campeggio, che diventa insistente e ci segue per Tafraout invitandoci ripetutamente a visitare un negozio di tappeti. Torniamo in campeggio e mentre ci gustiamo un pranzo ottimo ma troppo abbondante, aspettiamo che la lavatrice finisca per stendere la roba pulita.


Nel frattempo, sono arrivati i nostri nuovi vicini in campeggio e per una volta non si tratta di un frigorifero su ruote con over 70 a bordo. Facciamo conoscenza di Gemma e Dom, che ci hanno già visto su Instagram e che sono in Marocco da ormai un mese con il loro Transporter T6, equipaggiato di tenda sul tetto e accessori per esplorare le zone più remote.

 

Dopo cena passiamo qualche oretta a chiacchierare intorno al fuoco con questa simpatica coppia anglo-francese residente in Puglia. Insieme sorseggiamo un bicchiere di vino, e parliamo delle esperienze vissute in Marocco e delle prossime avventure. Una bella serata in ottima compagnia.


Curiosità del giorno Tafraout è la destinazione invernale di centinaia di camperisti europei. Gran parte di questa valle è ricoperta di furgoni, camper e roulotte, molti dei quali vengono qui per far fare dei lavori al loro furgone, nello specifico per far interamente riverniciare il loro mezzo a un prezzo competitivo. Questo è ciò che abbiamo potuto vedere con i nostri occhi arrivando al garage di Said e Petit Momo.


Giorno 35 - Painted rocks: Opera d’arte o insulto alla natura?

Tafraout > Tahouaout


Ci svegliamo in campeggio e ci prendiamo la mattinata per risolvere due cose e completare la solita routine di preparazione del van per poter trascorrere i giorni successivi in completa autonomia. L’idea è di dirigerci finalmente verso Assa per andare a percorrere la famosa pista di 200 chilometri verso Tan-tan, che avevamo posticipato qualche giorno prima causa problemi meccanici.

 

Ci facciamo una doccia e siamo pronti a partire. Salutiamo i nostri vicini Gemma e Dom, con i quali ci siamo trovati fin da subito e ci mettiamo in moto, direzione Painted Rocks. Dopo qualche chilometro di sterrato arriviamo alle famose rocce colorate, opera realizzata nel 1984 dall'artista belga Jean Verame.

 

Queste gigantesche rocce, pitturate con tonnellate di vernice colorata, principalmente di colore blu e rosso, provocano in noi emozioni e pensieri contrastanti. Da un lato si tratta di un qualcosa di inusuale ed interessante, che attrae molti turisti e di conseguenza contribuisce a sostenere l’economia del Marocco. D'altro canto, l'andare a intaccare la natura e queste rocce, che già di per sé sono caratteristiche e spettacolari, è qualcosa che non ci convince pienamente.

 

In ogni modo non siamo qui per fare della morale, scattiamo comunque qualche foto e mangiamo qualcosina in van mentre fuori le temperature sfiorano i 30 gradi.

 


Nel frattempo, percorrendo lo sterrato nei pressi delle rocce colorate, si manifesta nuovamente il rumore sotto il vano, che ci ha tenuti impegnati e preoccupati negli ultimi giorni. Cerchiamo di identificarne la provenienza e la causa, ma il suono è sparito nuovamente. Per tutti i chilometri, principalmente su asfalto, che ci condurranno nella valle di Ait Mansour non lo sentiremo più.

 

La Valle di Ait Mansour ci è stata consigliata da Gemma e Dom e si raggiunge tramite una strada asfaltata di 20 chilometri, ripida e colma di curve. Una volta arrivati all’interno del vallone, ci ritroviamo in un canyon spettacolare, passando poi tra una fitta oasi cercando di schivarne le palme. Ci godiamo questo tratto di strada particolare e molto suggestiva, con qualche piccolo villaggio di casette incastrate nella roccia a rendere la cartolina ancora più pittoresca.



Passato il vallone proseguiamo lungo una strada altrettanto panoramica che tra un colle e l'altro ci porta al nostro spot per la notte nei pressi di Tahouaout: uno spiazzo su una collina lungo una strada sterrata a qualche centinaio di metri dalla strada principale. Intorno a noi non vediamo segni di vita, anche se dalla mappa notiamo una costruzione a pochi chilometri di distanza in fondo alla strada sterrata.

 

Una volta parcheggiato il van in piano, passiamo una serata tranquilla nonostante il passaggio di qualche vettura e fatichiamo ad addormentarci a causa del forte vento.

 

Curiosità del giorno Per dipingere le Painted Rocks di Tafraout nel 1984 Verame, con l’aiuto dei vigili del fuoco di Tafraout, utilizzò oltre 18 tonnellate di vernice blu, rosa e svariati altri colori. Cercando informazioni sul significato di questa opera, non abbiamo trovato molto, se non che l’artista belga realizzò quest’opera in memoria della sua defunta moglie.

Con questa settimana abbiamo concluso e oltrepassato il nostro primo mese in Marocco. Inizialmente avevamo programmato di restarci non più di 30 giorni, ma questo paese ogni giorno ci dimostra che ci sono ancora mille posti incantevoli da scoprire e persone interessanti da conoscere. Il Marocco ci sta piacendo talmente tanto che ci resteremo sicuramente ancora qualche settimana.


Nei prossimi giorni, nonostante i piccoli problemi meccanici apparentemente irrisolti, ci aspettano altre piste nel deserto per raggiungere Tan-tan, il punto più a sud del nostro viaggio in Marocco. Da li ci avventureremo per strade rocciose lungo la costa fino a raggiungere e ad attraversare Plage Blanche, una spiaggia bianca lunga 30 chilometri. Sarà un’altra settimana epica, a presto con il prossimo aggiornamento. Bella lì.

 


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