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  • Immagine del redattoreGianluc

La costa del Marocco: Una delusione o una piacevole sorpresa?

Settima Settimana - Da Taghazout a Sidi Kaouki


Ci eravamo lasciati nei pressi di Taghazout, dove avevamo raggiunto Jemma e Dom in uno spot in riva al mare ad Anchor Point. Ci aspetta una settimana di mare, di paesini caratteristici ma molto turistici, che negli anni hanno perso un pochino di charme. E poi c’è Imsouane, paradiso del surf con vibrazioni hippy, che poco più di un mese fa è stata parzialmente rasa al suolo dal governo marocchino, per far spazio a grandi resort di lusso. Noi siamo andati a scoprirla e vi raccontiamo com’è.




Giorno 43 – Una birra per 7 euro

Anchor Point (Taghazout)


La mattina ci svegliamo in riva al mare dopo una notte tranquilla. Facciamo colazione, mettiamo su il caffè e quando è pronto ci dirigiamo al van di Jemma e Dom per salutarli, visto che la sera prima non li avevamo incrociati. Facciamo due chiacchiere, come sempre molto piacevoli, e ci aggiorniamo a vicenda sulle avventure vissute dall'ultima (e prima) volta che ci eravamo incontrati a Tafraout.

 

Dom, che pratica bodysurf e si trova qui in parte anche per assistere ai campionati mondiali di questo sport, tira fuori la muta e si prepara ad entrare in acqua. Scorgendo la tavola sul tetto del nostro van, mi invita subito a seguirlo.


Esito un attimo, sono praticamente due mesi che non faccio surf. Non solo perché per oltre un mese non ho visto il mare, ma anche a causa di un infortunio alle costole che mi tormenta da fine dicembre. Ora sto decisamente meglio, ma non sono ancora al top. D’altro canto però, mi manca fare surf, e tornare a farlo in buona compagnia non è poi così male. Quindi tolgo la polvere dalla muta e dalla tavola e decido di seguirlo in acqua.


Le condizioni oggi non sono delle migliori e il mare è molto agitato, ma qualche onda (principalmente whitewash) la prendo comunque e il semplice fatto di essere tornato in acqua con la mia tavola mi basta per farmi stare bene.

 

Torno al van felice, ma affamato e insieme a Joy mangiamo un ottimo panino. Nel primo pomeriggio, ci sediamo al sole sulla scogliera per assistere alla competizione di Bodysurf, che vede il beniamino locale Brahim Iddouch sfidare altri campioni tra le onde di Anchor Point.


Nel tardo pomeriggio andiamo alla volta di Taghazout. Vogliamo vivere da vicino questo paesino. Lasciamo il van ad Anchor Point e percorriamo quasi 2km per raggiungere il centro del paese. Il primo impatto è abbastanza forte, per strada sentiamo parlare più inglese che arabo o francese, notiamo diversi ragazzi e ragazze passeggiare tra le vie affollate senza maglietta o in bikini. Per un attimo ci sembra di essere stati catapultati fuori dal Marocco. Ci pare di essere in un tipico paesino di mare europeo in pieno agosto. Non ci lasciamo infastidire troppo e proseguiamo l’esplorazione di questo villaggio, che rimane comunque caratteristico e molto pittoresco, con le sue strette viuzze e i suoi vecchi edifici bianchi ben mantenuti che si affacciano sul mare.



I tanti negozi di surf si alternano a venditori di cibo ambulanti, intenti a grigliare il pescato del giorno davanti agli occhi affamati dei turisti. Passeggiamo lungo una spiaggia colma di barche blu dei pescatori e continuiamo lungo la scogliera per raggiungere Berber Surf, un ostello con baretto annesso e terrazza panoramica. Abbiamo bisogno di rinfrescarci e decidiamo di goderci la vista sul mare in questo tardo pomeriggio di sole.


La location è carina, la clientela interamente internazionale. Ci accomodiamo per terra su dei cuscini ad un tavolino basso di fianco ad altri ragazzi. Ci portano il menu e mi scappa un sorriso scorgendo la birra tra le varie voci. Scorro più in là con lo sguardo... 7 Euro.

 

Nonostante il prezzo folle, decidiamo di concedercela lo stesso. In fondo sono quasi due mesi che non ci gustiamo una birra fredda in un bar. E ora ci sembra proprio il momento giusto. Ordiniamo anche due tapas e ci godiamo l’aperitivo al sole, facendo due chiacchiere senza badare al telefono e perdendo la cognizione del luogo e del tempo. Solo quando mi si presenta davanti il conto in dirham, la valuta locale, mi ricordo di non essere in Spagna in Portogallo. Pago con la carta, una rarità qui in Marocco, e torniamo a piedi verso il van.



Una volta tornati ad Anchor Point, guardiamo il sole sparire dentro l’acqua mentre ci beviamo un secondo aperitivo, questa volta a base di succo di pomodoro. Nel frattempo, passa il guardiano di turno a ritirare la quota di 20 dirham per la seconda notte che ci apprestiamo a passare qui. 


Curiosità del giorno Taghazout ha conosciuto un incredibile sviluppo nel corso degli anni. Un tempo sonnolento villaggio di pescatori berberi, negli anni 60 destinazione hippie, oggi rappresenta la capitale del surf in Marocco. Inoltre, molti resort di lusso come Hilton, Fairmont e Hyatt vi hanno aperto strutture negli ultimi anni, a dimostrazione del fatto che questo affascinante villaggio di pescatori sta crescendo in popolarità tra tutte le tipologie di turisti.


Giorno 44 – Una giornata di surf a Taghazout

Taghazout - Camping Terre d'Ocean



Dopo colazione ci dirigiamo in van a Taghazout, dove ho deciso di andare a surfare a Panorama Beach. Lasciamo il van in un parcheggio situato sopra la spiaggia, molto gettonato tra i tanti vanlifers che vi pernottano.


La sessione di surf non è delle migliori, le condizioni non sono ideali e io probabilmente non sono in forma. Non mi accorgo che passano oltre tre ore, durante le quali prendo a malapena un paio di onde e torno al van con Joy che si mostra contenta di vedere che esisto ancora. Dopo mangiato, facciamo due chiacchiere con Jeff, un simpatico ragazzo olandese conosciuto lì. Per la notte decidiamo di proseguire verso un campeggio poco distante. Le recensioni sul parcheggio in cui ci troviamo non sono delle migliori. Nonostante la posizione centrale e la vista niente male, parecchie persone lamentano difficoltà a dormire, a causa della presenza di cani randagi (di giorno molto tranquilli) che abbaiano tutta la notte.   

 

Visto che dobbiamo anche fare il pieno d’acqua, svuotare il WC chimico, ed è previsto vento forte nella notte, il campeggio Terre d’Ocean poco a nord di Taghazout ci sembra un’ottima soluzione.


Vi arriviamo dopo le 18 e veniamo accolti da un simpatico guardiano, che sorprendentemente parla un po’ di tedesco. Il campeggio vanta anche un'area più esposta e wild come piace a noi, immersa nella natura e con una vista spettacolare sul mare, lontano dai tanti frigoriferi bianchi su ruote. Viste le previsioni meteo, decidiamo però di rifugiarci nelle classiche piazzole tra un camper e l’altro. Al tramonto ne approfitto per riprendere in mano la chitarra dopo parecchi giorni. Segue una cena al ristorante del campeggio con cibo e prezzi nella media e un ottimo servizio.

Dopo una doccia rinfrescante, ci addormentiamo, per una volta puliti e profumati.


Curiosità del giorno Sorprendentemente in Marocco abbiamo incontrato molte persone del posto che si sono rivolte a noi in tedesco o addirittura in svizzero-tedesco. Molte di più di quanto ci sia capitato in altri paesi Europei. C’è chi è stato in Germania, chi in Svizzera, chi semplicemente lavora con clienti svizzeri e di conseguenza conosce le basi della lingua. È stato un qualcosa di inaspettato e piacevole, che spesso ci ha fatto sorridere.


Giorno 45 – Troppo vento, cambio di programma!

Camping Terre d'Ocean - Desert Point


Alle 6 e 30 di mattina siamo già svegli, a causa delle forti raffiche di vento. Fatichiamo a riaddormentarci per almeno un’ora ma poi recuperiamo, ritardando la sveglia fino alle 9 e 15. Ci alziamo e decidiamo di iniziare la giornata con calma.  Lavoriamo un po’ al pc, suoniamo la chitarra e infine ci facciamo una doccia veloce quando è oramai ora di rimettersi in strada. Ripartiamo verso mezzogiorno con il WC ripulito, il serbatoio delle acque grigie vuote e carichi di 100 litri di acqua.

 

Ci dirigiamo verso Tamri, dove abbiamo identificato una zona tra le dune di sabbia per passare la notte. Non abbiamo fatto il conto però con il vento ancora molto forte che, come procediamo lungo la costa, va aumentando. Mantenere il controllo del nostro sprinter alto quasi 3 metri in queste condizioni non è proprio una passeggiata. Decidiamo quindi che non è la giornata migliore per andare verso nord e soprattutto per dormire in mezzo alla sabbia.  Giriamo i tacchi e torniamo sui nostri passi, guidando 15 minuti in direzione opposta, nuovamente verso Taghazout. Ci fermiamo circa 5 chilometri prima del paese, non troppo lontani dal campeggio da cui eravamo partiti poche ore prima.

 

Parcheggiamo su una scogliera a picco sul mare, con una vista spettacolare sull’oceano. Ci troviamo nei pressi di Desert Point, uno degli spot migliori per fare surf. Condizioni permettendo, mi piacerebbe tornare in acqua l’indomani. Ci sono tanti van parcheggiati in questa zona, ma ognuno trova il suo angolo e ha sufficiente spazio a disposizione per sentirsi solo in mezzo alla natura. Facciamo due chiacchiere con i vicini svizzeri (e giovani per una volta) prima di cena e al tramonto facciamo due passi lungo la scogliera a picco sul mare, osservando le oltre trenta persone in acqua a fare surf.

 

Mangiamo qualcosa all’interno del van, mentre fuori il vento decide che non è ancora ora di andarsene. Non sembra volerci lasciare in pace. La posizione esposta in cui abbiamo parcheggiato sicuramente non aiuta, ma il bello di vivere in van è anche questo. Ogni giorno puoi scegliere dove addormentarti e con che vista svegliarti, ma il compito non è sempre facile. Bisogna spesso tenere in considerazione molti aspetti, quali il meteo, le leggi locali, l’inclinazione del terreno, la sicurezza e tanto altro. E a volte trovare il giusto compromesso può risultare complesso.


Curiosità del giorno Dopo le tempeste di sabbia, in Marocco le strade vengono spesso ripulite, come viene fatto da noi in Europa in caso di neve. Per strada troverete operai che lavorano con tanto di scopa, così come grossi macchinari, che con lo stesso principio degli spazzaneve, ripuliscono le strade dalla sabbia. 


Giorno 46 – L’uomo che fissava le onde

Desert Point



A volte le giornate più belle sono anche quelle dove non c’è tanto da raccontare. Sì, oggi non è successo niente di trascendentale o eclatante, niente colpi di scena, strani incontri o altro. Ci siamo però goduti una giornata in piena natura, a picco sul mare con una vista incredibile.

 

Gran parte della giornata la passo a guardare il mare e ad osservare le onde, aspettando il momento ideale per entrare in acqua. Periodicamente posticipo l’ingresso in acqua, sperando che col passare del tempo le condizioni migliorino. Ad un’ora scarsa dal tramonto però, con le onde di dimensioni davvero ridotte, mi accorgo di aver tergiversato troppo ed essermi perso il momento ideale.


 

Senza grosse speranze, giusto per fare un tentativo finale, decido di andare a fare due passi e guardare le onde da vicino un’ultima volta, mentre Joy va a correre lungo la costa.

 

Niente di nuovo, in acqua non c’è nessuno e le condizioni non sembrano ideali. Mentre rassegnato e consapevole di aver buttato via una giornata (a livello di surf) mi appresto a tornare al van, vengo approcciato da Armand, un ragazzo belga. Mi chiede informazioni sullo spot, mi dice che pratica surf da anni, ma è appena arrivato in Marocco. Essendo poco esperto (di surf e della zona) non posso essergli di grande aiuto. Ci rivolgiamo così entrambi ad un terzo ragazzo (italiano) presente sul posto, che ha tre tavole in macchina. Lui probabilmente se ne intende. Ci da due indicazioni, sconsigliandoci però di entrare in acqua. Secondo lui le condizioni non sono granché.


Ma Armand ed io, nonostante ci siamo appena incontrati, abbiamo una cosa in comune: tanta voglia di fare surf. Entrambi ci diamo manforte a vicenda e decidiamo di provarci. Ci restano ancora 45 minuti di luce. 

 

Torno al van di corsa, mi cambio al volo, prendo la tavola e dieci minuti dopo sono di nuovo li, pronto ad entrare in acqua. Nel frattempo, le condizioni sembrano essere migliorate, io e Armand ci promettiamo di tenerci d’occhio a vicenda, scendiamo lungo il ripido e arduo sentiero ed entriamo in acqua. Armand prende subito la prima onda che gli si presenta davanti ed il suo sorriso non ha bisogno di parole per spiegare cosa stia provando. Io ci metto un po’ di più ma poi arriva anche il mio turno e la sensazione è impagabile. Mi basta quest’onda per dirmi che ne è valsa la pena di aspettare l’intera giornata.

 

Mi guardo intorno. I colori sono stupendi: il verde scuro del mare a fare da contrasto con l’arancione del cielo ed il sole che si appresta a scomparire. In acqua solo io ed Armand. Sentiamo solo il suono della natura, nient'altro.

 

In cima alla scogliera noto le sagome del ragazzo italiano e di altre persone sopraggiunte nel frattempo, che ci guardano dall’alto.

Come per magia, pochi minuti più tardi siamo in più di dieci in acqua. Nonostante si stesse meglio prima, mi godo gli ultimi minuti in acqua per una delle sessioni che finora ricordo con più piacere e torno al van stanco, ma davvero appagato.

 

Trovo Joy ad accogliermi, che nota subito la soddisfazione e la felicità sul mio volto. Anche lei è entusiasta della sua corsa e siamo entrambi felici e gratificati. A picco sul mare e sotto un cielo stellato, concludiamo insieme una giornata semplice, ma di quelle che ci fanno stare bene.

 

Questa giornata mi ha insegnato che non bisogna mai smettere di credere nei propri sogni o desideri, piccoli o grandi che siano. Ma soprattutto che bisogna saper cogliere i segnali e le occasioni al volo. A volte basta un piccolo avvenimento (nel mio caso l’arrivo di Armand) a cambiare il corso di un’intera giornata.


Curiosità del giorno Un’altra cosa che penso di aver imparato oggi è che a quanto pare non basta fissare le onde per ore, per far si che diventino più grandi o migliori.


Giorno 47 – Una marea di persone

Desert Point - Imsouane


Lasciamo Desert Point dopo due giorni stupendi e tranquilli e ci dirigiamo verso Imsouane, piccolo paesino sul mare, che vanta l’onda più lunga del Nord Africa. Si tratta di un posto molto gettonato tra i surfisti, in particolare tra gli amanti del longboard,


Per strada ci fermiamo a Tamri a fare due commissioni, comprare una ricarica Internet Maroc Telecom, dell’ottimo pane fresco, qualche pomodoro e un chilo di mandarini.

Proseguiamo lungo una strada tortuosa e molto suggestiva. Ci fermiamo per pranzo, in un grande spiazzo tra gli alberi proprio sopra Imsouane, da cui si gode di una spettacolare vista sulla baia. Joy prepara due ottimi panini con pomodoro fresco e formaggini La Vache qui rit. Ne abbiamo comperati una confezione da 64 (mea culpa) e ce li porteremo in giro ancora a lungo.

 

Dopo pranzo prendiamo una crêpe alla nutella da un venditore ambulante in una piazzola un centinaio di metri più in là. Il caffè lo boicottiamo, visto che ci chiedono 10 dirham, circa 1 euro. Dopo aver percorso la manciata di chilometri rimanenti, arriviamo ad Imsouane e cerchiamo un parcheggio strategico. Ne troviamo uno con vista mare e grandi cartelli che vietano lo stazionamento, ma dove parecchi altri camper sembrano passare la giornata e la notte indisturbati.


Si presenta subito davanti a noi il buon Mustapha, autoproclamatosi guardiano del parcheggio, che pretende che paghiamo una quota per poter parcheggiare o dormire li. Decidiamo di non pagarlo, non per il costo in sé, ma per non contribuire all’ulteriore propagazione di questa tendenza di parcheggiatori abusivi, che pare irritare anche gli abitanti stessi del Marocco. A maggior ragione, non ci pare furbo pagare una persona per sostare in un luogo pubblico, dove i cartelli lo vietano chiaramente.

 

Terminata la diatriba sul parcheggio, entro in acqua a Cathedral Point, uno dei due spot per il surf a Imsouane. Dopo qualche buona onda, il mare si agita troppo per le mie capacità. Decido quindi di uscire e a piedi mi reco alla Baia, l’altro spot di Imsouane.

 

La Baia è dove il 99% della gente fa surf a Imsouane. Il mare è più tranquillo e le onde più pulite e davvero lunghe. Prendendo le onde giuste, pare che si possa surfare per oltre 90 secondi consecutivi. Questo fa si che lo spot sia davvero affollato durante tutto l’arco della giornata, con grande affluenza di principianti e scuole.

 

Personalmente non mi sono mai trovato in mezzo a così tanta gente in acqua, dove ognuno fa quello che gli pare o quello che le proprie capacità gli permettono di fare. A tratti diventa quasi pericoloso, la gente si scalda e si innervosisce facilmente. Nonostante tutto, riesco a divertirmi ed esco dall’acqua stremato che è ormai buio.

 


La sera mangiamo in un buon ristorantino locale e torniamo al camper, sempre parcheggiato davanti a Cathedral Point. Lì passiamo una notte abbastanza tranquilla, nonostante qualche schiamazzo fino all’una di notte e i molti cani randagi che abbiano.


Pernottare per strada nei paesi o nelle città non è sicuramente ciò che preferiamo, ma la comodità di essere direttamente sul mare e a pochi minuti a piedi dal paese è impareggiabile.


Curiosità del giorno Nel mese di gennaio, parecchi ostelli, ristoranti ed edifici caratteristici di Imsouane sono stati rasi al suolo dal governo marocchino. Pare che non fossero a norma e che i gestori non avessero le licenze necessarie per gestire queste attività. A quanto si legge, verranno rimpiazzati da resort e ristoranti di lusso, anche in vista dei Mondiali di calcio del 2030. Pare che ai gestori siano state date solo 24 ore di preavviso, prima che le ruspe e i bulldozer si presentassero per distruggere tutto. I segni sono ancora evidenti e ci è capitato spesso di cercare un posto con ottime recensioni su Google per poi trovarci semplicemente coi piedi nelle macerie. Nonostante ciò, possiamo dire che Imsouane ci è piaciuta molto, ma immaginiamo avesse molta più charme prima della distruzione.


Giorno 48 – The cat is on the table

Imsouane


Apriamo la porta del van e rimaniamo incantati ad ammirare il mare e l’atmosfera magica delle prime ore del mattino. La bellezza che abbiamo davanti agli occhi ci fa dimenticare per qualche istante di essere parcheggiati lungo una strada.


Dopo una sessione di surf nella baia, abbiamo in programma di mangiare del pesce fresco in uno dei piccoli ristoranti che si affaccia sulla baia. Ne scegliamo uno che ci ispira, anche se non sembra troppo frequentato. Ci accomodiamo sulla terrazza al piano superiore, da dove si gode di un’ottima vista sulla baia. Di tanto in tanto mi distraggo a controllare l’uomo col grembiule al piano di sotto, intento a cucinare la mia orata sulla brace.

 

Ci gustiamo il pranzo con qualche cagnolino randagio sdraiato di fianco a noi e un gatto insistente che mi fissa, con sguardo quasi minaccioso, come a dirmi “se non me ne dai un po’, me lo prendo da solo”. Non mi faccio intimorire e proseguo imperterrito a mangiare, riuscendo a tenerlo a distanza.

 


Come ci alziamo per andare in cerca di un caffè, il gatto capisce che è arrivato il suo momento, non ci pensa due volte e si accomoda sul tavolo, iniziando a gustarsi gli avanzi di orata, come fosse a un banchetto romano alla corte di Giulio Cesare.


Troviamo un buon caffè allo Shaka Restaurant, che offre sia Nespresso, sia il caffè con la Moka. Optiamo per la Moka e ordiniamo anche due crepes alla nutella per accompagnare il caffè: un’ottima scelta. Mentre paghiamo il conto, notiamo i ragazzi intenti a sfornare una pizza, che non sembra niente male. ‘Torniamo a provarla nei prossimi giorni?’ chiedo a Joy, che sorridente annuisce.

 

Dopo un’altra sessione serale di surf, cambiamo spot per la notte. Per stare più tranquilli, decidiamo di tornare sopra Imsouane, proprio là dove ci eravamo fermati per pranzo il giorno precedente. Ci era sembrato un posto molto carino e tranquillo. Percorriamo pochi chilometri in salita per uscire dal paese e qualche minuto dopo, nel buio più totale, troviamo il nostro posto tra gli alberi, non troppo lontano dagli altri tre van già presenti.



Sciacquo la muta, la appendo fuori ad asciugare e mi faccio una doccia mentre Joy prepara qualcosa da mangiare. La strada principale e poco trafficata, che passa una cinquantina di metri più in là, non la sentiamo neanche e ci addormentiamo nella pace più totale.


Curiosità del giorno Ad Imsouane, ma immaginiamo anche in altre località di mare in giro per il mondo, le barche vengono spinte in mare e recuperate al rientro da un trattore. Inizialmente eravamo confusi riguardo la presenza di un trattore in spiaggia, ma quando l’abbiamo visto all’opera è diventato tutto più chiaro.  


Giorno 49 – Abbiamo trovato una buona pizza

Imsouane - Sidi Kaouki


Anche oggi si inizia la giornata con una sessione di surf nella Baia di Imsouane, l’ultima prima di cambiare aria. Riscendiamo verso Imsouane subito dopo colazione. Indosso la muta ancora umida dalla sera prima e mi butto in acqua tra la folla per un paio di ore di divertimento.


Una volta finito, torniamo allo Shaka Restaurant per pranzo, per assaggiare quella pizza dall’ottimo aspetto che avevamo visto sfilarci davanti al naso il giorno prima. Io ordino una pizza, Joy un burrito e dividiamo il tutto. È la nostra prima pizza da oltre 50 giorni, ma non è a causa della lunga astinenza o della fame post-surf che ce la godiamo appieno.

È buona per davvero!


Dopo un bel pranzo – anche il burrito era ottimo – rinunciamo al caffè avendo finito il contante e ripartiamo alla volta di Sidi Kaouki, piccolo paesino sulla costa un po’ più a Nord nei pressi di Essaouira.


Vi arriviamo dopo un’ora e mezza di viaggio. Sulla strada ci fermiamo tre volte, prima a prelevare altri 2000 DH e poi a cercare un posto per fare rifornimento di acqua. Il primo punto che troviamo non ha la filettatura per attaccare la canna, il secondo fortunatamente sì. Riempiamo circa 75 litri e percorriamo gli ultimi dieci chilometri verso Sidi Kaouki.

 

Arriviamo all’ingresso del paese e veniamo accolti da forti raffiche di vento. Ci guardiamo un attimo intorno e decidiamo sul da farsi. Notiamo qualche camper nel parcheggio sterrato davanti alla spiaggia, dove è possibile pernottare per 20 dirham. Ma lo sapete, non ci piace stare incastrati tra altri camper in centro paese.

 

Nonostante il vento, e qualche menzione della polizia nelle recensioni di park4night, decidiamo di cercare un posto in libera. Ci avventuriamo a passo d’uomo lungo uno sterrato pieno di rocce, che costeggia la spiaggia. Dopo neanche un chilometro troviamo un posticino che ci piace.


Mentre andiamo a farci una passeggiata verso il centro del paese, arriva un altro van svizzero di Ginevra che raggiunge il nostro e si parcheggia ad una cinquantina di metri da noi. Tornando verso il van scorgiamo la carcassa di un asino morto tra gli alberi nei pressi della spiaggia, con diversi cani randagi che di tanto in tanto vi si recano per sfamarsi. La cosa non ci lascia indifferenti, ma cerchiamo di non farci infastidire troppo e pensiamo che faccia parte della natura.  

 

La sera facciamo da mangiare in van con il vento che stenta a placarsi e ci addormentiamo con qualche cane che abbaia in sottofondo.


Curiosità del giorno Oggi, per la prima volta da quando siamo in Marocco, siamo stati fermati dalla polizia. In maniera goffa e poco convinta hanno provato a rimproverarci qualcosa e a trovare un motivo per cui multarci, senza riuscirci. Abbiamo letto e sentito spesso parlare di viaggiatori che vengono fermati, accusati ingiustamente di aver superato i limiti di velocità e multati. C’è anche chi ci ha detto che in Marocco ai posti di blocco conviene avere sempre la banconota pronta all’interno del passaporto. Noi, a parte questo piccolo episodio odierno, non abbiamo mai avuto problemi di questo tipo e la polizia ci ha sempre fatto buona impressione.

I primi sette giorni lungo la costa ovest del Marocco giungono così a un termine. È stata una settimana diversa da ciò che abbiamo vissuto finora. Abbiamo visto più turisti in questi sette giorni, che nelle restanti cinque settimane in Marocco e a tratti abbiamo avuto come l’impressione di non trovarci più in Nord Africa.

 

D’altro canto, abbiamo visto spiagge e dormito in posti stupendi con una vista sul mare, che personalmente riesce sempre a regalarmi emozioni. Inoltre, sono felice di aver potuto fare surf con continuità, uno sport che continua ad entusiasmarmi nonostante sia alle prime armi. Infine, abbiamo potuto esplorare piccoli paesini, provare ristoranti e conoscere persone nuove in un ambiente molto rilassato.  


Per concludere, sicuramente questa zona del Marocco non è stata una delusione. A nostro avviso però non mostra quegli aspetti tipici e caratteristici che ci hanno fatto innamorare di questo paese e non ti fa entrare in contatto con il vero Marocco. Ma se siete alla ricerca di un posto dove possiate sentirvi a casa, circondati da turisti occidentali, e allo stesso tempo assaporare qualche piccolo aspetto del Marocco, non rimarrete delusi. Come testimoniano gli scatti, i posti sono comunque spettacolari.


Ci risentiamo presto. La prossima settimana si ritorna nell’entroterra, passando per Marrakech e salendo nelle montagne dell’Atlante per incontrare le persone del posto e supportare un progetto che non vediamo l’ora di raccontarvi nel dettaglio. Rimanete sintonizzati, bella lì.



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