top of page
  • Immagine del redattoreGianluc

A contatto con la gente del Marocco

Aggiornamento: 18 mar

Quarta Settimana - Da Tinghir a M'Hamid


Questa settimana, tra le altre cose, abbiamo dormito in riva a un lago a 2300m di altitudine, festeggiato il compleanno di Joy concedendoci il lusso di cenare e passare una notte in un Riad molto elegante ed accogliente e siamo andati a trovare Zicas, un nostro ‘amico’ meccanico di Zagora. Tante altre avventure, ed incontri interessanti hanno reso questa settimana movimentata e avvincente. Scoprile nel diario giorno per giorno che trovi qui sotto.




Giorno 23 - Cercando disperatamente un distributore

Tinghir (Camping Atlas) >  Lake Isli


La sveglia in campeggio ti da sempre un po' meno motivazione ad alzarti, rispetto a quando sei in wild camping nella natura. In campeggio sai che nessuno ti verrà a rompere le scatole e al 99% anche se ti alzi per l'alba non ti trovi nel posto giusto per ammirare il sorgere del sole. E quindi anche oggi abbiamo faticato ad alzarci e siamo usciti dalle coperte solo alle 08:30. Fuori il sole non era ancora arrivato e complici le temperature rigide della notte, la nostra roba stesa non era ancora asciutta.


Dopo colazione, passo un paio di ore a scrivere. Sono indietro con il diario del Marocco e mi do da fare per recuperare. Nel frattempo, le lenzuola e il resto della biancheria si asciuga e Joy piega il tutto meticolosamente. Ci facciamo una doccia prima di partire e lasciamo il campeggio verso l'una con oltre un'ora di ritardo rispetto all'orario del checkout.

 

Il programma di oggi prevede di attraversare le gole del Todra e ad Agoudal svoltare a sinistra per dirigersi verso le gole di Dades.

 

Usciti dal campeggio giriamo a destra e dopo pochi chilometri ci troviamo già nel cuore delle gole del Todra. Una strada asfaltata anche se abbastanza sconnessa ci conduce attraverso alte rocce imponenti color rosso chiaro. A bordo strada, venditori ambulanti vendono djellaba e altri abiti tipici marocchini. Notiamo un baretto carino e caratteristico sulla destra, ma decidiamo di proseguire visto che siamo partiti da poco.

 

I chilometri che seguono sono uno spettacolo. Il manto stradale si fa più liscio e la strada si allarga. Ci si dimentica in fretta di essere a quasi 2400 metri, solo la temperatura esterna (6 °C) ti ricorda che non sei proprio al mare.

 

Con Joy alla guida, cerco su Google Maps il benzinaio più vicino e solo li mi rendo conto che questo si trova a Imilchil, paesino che non è di strada e dista circa 80km. Avendo urgentemente bisogno di gasolio, decidiamo di cambiare programma. Ad Agoudal proseguiamo dritti per andare a Imilchil a fare benzina e successivamente cercare un posto per la notte nei paraggi. Le gole di Dades sono rimandate al giorno successivo.

 

Come spesso ci capita ultimamente, sono le 15 e non abbiamo ancora pranzato. Entrambi siamo affamati, ma fatichiamo a trovare un bar sulla strada. Il primo che proviamo é chiuso, allora proseguiamo finché ad Akdim, a 25km da Imilchil non troviamo un piccolo edificio con un insegna poco visibile con su scritto 'Auberge'. Il posto, che pare più una casa privata, non è proprio invitante, ma siamo a corto di alternative e provare qualcosa di autentico e locale ci stuzzica. In fondo è anche per questo che viaggiamo.

 

Ci fermiamo davanti al cancello ed esce subito un uomo ad accoglierci. Gli chiedo se sia possibile mangiare qualcosa e mi dice che può farci due omelette berbere a 25 DH l'una. Mi sembra perfetto. Due minuti più tardi siamo seduti nel suo giardino, circondati da alberi spogli e un terreno tra il marrone e il grigio, che in estate con molta probabilità ha un aspetto più verde e vivace. Ci beviamo un tè per cominciare e dopo una ventina di minuti ecco le omelette pronte e servite insieme a del pane fresco. Alla domanda se vogliamo dell'acqua, tergiversiamo un po' e decidiamo di rifiutare. Non siamo ancora pronti per bere l'acqua del rubinetto qui in Marocco.



Nonostante il posto non ispiri grande fiducia, devo ammettere che il cibo è buono. Abdou ci porta anche quattro mele direttamente dal suo orto: un po’ raggrinzite, ma comunque gustose.

 

Sazi e soddisfatti siamo pronti a ripartire. Abdou ci spiega che casa sua è davvero un 'Auberge' mostrandoci la camera con tre letti singoli dove è possibile soggiornare. Molto piccola ma tutto sommato pulita. Tra le due, mi tengo comunque il van. Mi fa anche vedere la lista dei viaggiatori che hanno soggiornato da lui. Tutti francesi, l’ultimo a Ottobre del 2023.

 

Prima di ripartite noto una stanza piena di legno per il riscaldamento. Gli chiedo se ne posso comprare un paio di pezzi per qualche dirham e Abdou accetta divertito. Potranno tornare utili più tardi, se dormiremo a queste altitudini.

 

I 25 chilometri restanti fino a Imilchil passano velocemente, attraversiamo piccoli paesini con bambini e adulti che ci salutano calorosamente. In queste zone sembrano ancora più amichevoli e accoglienti. In questi paesini notiamo come alcuni edifici o baracchini abbiano cartelli con la scritta Gasol/Benzin. Pompe vere e proprio però non ne vediamo. Mistero svelato qualche chilometro dopo, quando passiamo davanti a un altro edificio con la medesima insegna e vediamo un uomo riempire una vettura con un bottiglione da 5 litri e un imbuto. Valutiamo se provare anche noi questa esperienza vista l'autonomia ridotta, ma decidiamo di proseguire fino al benzinaio ufficiale. Mancano oramai solo 15km.

 

Dopo aver fatto il rifornimento, proseguiamo verso nord per una manciata di chilometri. Abbiamo identificato il lago Isli come possibile spot per la notte. Imbocchiamo la strada sterrata che in 10km ci conduce alla riva del lago alpino. Il posto sembra tranquillo, la vista perfetta ed il vento rende le temperature rigide dei 2300 metri di altitudine ancora più estreme. Nonostante il freddo, ci sembra lo spot perfetto per la notte. Mentre cala il buio accendiamo un fuoco con il legno preso da Abdou, facendo attenzione che sia ben riparato dal vento. Guardiamo la notte arrivare e ci riscaldiamo davanti al tepore delle fiamme. Per cena qualcosa di leggero visto il pranzo delle 16 e poi ci addormentiamo sotto le coperte con il riscaldamento nel van acceso.


Curiosità del giorno Solo dopo aver dormito sulla riva del Lago Isli, un uomo locale ci ha raccontato l’incredibile leggenda di questo lago. Scoprila nel post Instagram qui sotto!  



Giorno 24 - La Valle delle Rose

Lago Isli > Gole di Dades


La mattina ci svegliano nel silenzio più totale. Intravediamo e sentiamo qualche anatra infreddolita muoversi sul lago, ma niente di più. Dopo colazione, ecco che riceviamo la prima visita. Vediamo avvicinarsi un triciclo cargo tipico del Marocco, con tre persone nel cassone. Per un istante ci preoccupiamo: cosa ci fanno quattro persone che si dirigono verso di noi, la mattina presto nel mezzo del nulla?

 


È presto svelato il mistero: un locale ha appena accompagnato due turisti marocchini ed una guida in riva al lago, prima che questi si apprestino a raggiungere a piedi la cima della montagna alle nostre spalle, ad oltre 3000m di altitudine. I turisti parlano un po’ di inglese, ci intratteniamo qualche minuto e ci invitano ad aggregarci a loro per la scalata. Rifiutiamo gentilmente, auguriamo loro una buona risalita e ci mettiamo in viaggio.

Ci fermiamo nel bel paesino di Imilchil a fare compere per strada: frutta e verdura, acqua e qualche prodotto in un mini market.


Nel ripartire fatichiamo a passare per la strada principale, vista la marea umana presente in strada nei pressi della banca. Non è la prima volta che notiamo cosi tante persone intorno a una banca, ma non ne conosciamo il motivo. Probabilmente in determinati giorni, vengono concessi sussidi o contributi, pensiamo.  


Ripartiti a fatica, ci fermiamo nuovamente qualche chilometro più tardi per far colazione da Rachid. Un ragazzo sorridente e accogliente che ci prepara un tè, un caffè e un’omelette al formaggio (rigorosamente la Vache qui rit). Ci sediamo fuori al sole, nonostante il vento freddo che ci soffia sul viso. Ringraziamo Rachid, scattiamo una foto insieme e ripartiamo verso le gole di Dades.




Percorriamo i primi chilometri nella Valle delle Rose su una strada larga e asfaltata, sulla quale si procede velocemente nonostante le pendenze significative. Senza neanche accorgercene, raggiungiamo quasi i 3000 metri di altitudine, proprio nel punto in cui la strada inizia ad essere sterrata.

 

Da qualche anno stanno facendo dei lavori su questa strada per rendere l'intera tratta asfaltata. Entusiasti dei tratti di sterrato rimasti, scartiamo i mezzi pesanti al lavoro e scendiamo lentamente lungo una strada ripida e rocciosa. Tra un tornante e l’altro, ci godiamo il panorama, con rocce imponenti di colore marrone scuro a rendere il paesaggio davvero unico. Finita la discesa, ci addentriamo nel oued (fiume prosciugato) per qualche centinaio di metri per fare una pausa pranzo.


Dopo la sosta, percorriamo inizialmente su sterrato e successivamente su asfalto i chilometri che ci separano dai famosi e pittoreschi tornanti delle gole di Dades. Vi arriviamo che il sole è già tramontato, decidiamo quindi di non fermarci troppo a lungo e di tornare il giorno dopo. Cercheremo un campeggio in zona.


Pochi minuti più tardi veniamo accolti da un sorridente ed entusiasta Ibrahim nel campeggio Ait Oudinar a bordo strada. Ibrahim si rivela davvero accogliente e di una gentilezza estrema. Ci porta un tè caldo di benvenuto e del pane fresco, posizionando un tavolino davanti al nostro van.


Passiamo una serata tranquilla, bevendo una birra davanti al fuoco insieme a due simpatici ragazzi tedeschi residenti in Svizzera che avevamo incrociato qualche ora prima ai famosi tornanti di Dades. Una bella serata e un bel modo di concludere questa lunga giornata. Conoscere persone e viaggiatori nuovi è uno dei motivi principali per cui ci piace viaggiare!


Curiosità del giorno Siamo rimasti piacevolmente sorpresi dall'ottimo stato delle strade in Marocco. Il governo marocchino pare aver investito parecchio nell’asfaltatura di molte tratte, non solo nelle zone turistiche. Parecchie piste off-road che abbiamo trovato nei libri e percorso sono infatti parzialmente, interamente asfaltate o in fase di asfaltatura, con mezzi pesanti al lavoro. A volte ci dispiace un po’, perché amiamo la sensazione di libertà che proviamo quando percorriamo piste immerse nella natura con la ghiaia che ci scricchiola sotto le gomme.


Giorno 25 - Dormire in un letto vero e proprio dopo oltre 4 mesi

Gole di Dades > Ait-Ben-Haddou


Oggi è un giorno speciale, è il compleanno di Joy. Nonostante sia una ragazza molto tranquilla e non una da grandi festeggiamenti, cerchiamo di riempire la giornata con quelle piccole cose che ci (e soprattutto la) fanno stare bene.

 

Dopo una piccola tappa ai tornanti iconici di Dades per scattare qualche foto e gustarsi un’omelette con una vista unica sulla strada inerpicante, partiamo alla volta di Ait-Ben-Haddou. Prima però, ci fermiamo ai Monkey’s fingers, un’attrazione naturale in una vallata ideale per il trekking.



Parcheggiamo e ci avventuriamo in una corsa di 8km all’interno di questa bellissima valle, con rocce dalle forme particolari. È tanto che non corriamo. Per vari motivi in Marocco abbiamo tralasciato un po’ l’attività sportiva, che è passata in secondo piano.

Per questo motivo è ancora più bello tornare a correre, una sensazione unica e di libertà: così semplice ma allo stesso tempo così speciale.



Finita la corsa, soddisfatti e assetati, ci rimettiamo in viaggio e in un paio d'ore raggiungiamo Ait-Ben-Haddou, dove per l’occasione speciale abbiamo prenotato un Riad per la sera. Nonostante qualche piccolo disguido iniziale (la camera prenotata e pagata non era disponibile), troviamo una soluzione e ci sistemiamo in una camera più piccola ma altrettanto carina.


La cena è ottima e accompagnata da una bottiglia di vino locale offerta dai ragazzi del Riad Caravane per il compleanno di Joy. La zuppa di cavolfiore, la tajine vegetariana con noodles marocchini e le crepes alla banana e nutella (con tanto di candelina per Joy) sono davvero squisiti e contribuiscono a rendere la serata davvero piacevole. 

 

Finiamo la serata a chiacchierare sulla terrazza terminando il vino e ammirando le stelle, nonostante qualche luce di troppo nel vicinato a rendere il cielo meno nitido. Si è fatto tardi ed è ora di andare a letto, un vero letto. È infatti la prima volta negli ultimi quattro mesi che non dormiremo in van, ma con i comfort di una stanza, una doccia privata e un bel letto, comodo e spazioso.



Curiosità del giorno Percorrendo tanti chilometri sulle strade marocchine, abbiamo avuto modo di vederne di tutti i colori. Una famiglia intera su un motorino, una pecora trasportata nel cestino portapacchi di una moto, bambini alla guida di motorini o taxi, mucche trasportate sul tetto di un camion e tenute in sicurezza da una rete e camion che trasportano carichi grandi tre volte la loro dimensione. Insomma, sulle strade del Marocco non c’è modo di annoiarsi.


Giorno 26 – I campeggiatori pagano meno dei turisti

Ait-Ben-Haddou  >  Valle del Draa


Anche la colazione nel Riad è ottima, con vari tipi di pane salato e dolce da abbinare a diverse marmellate prodotte in casa. Dopo una buona omelette ed il caffè, siamo pronti ad affrontare la giornata.

 

Nonostante il bel tempo che ci attende fuori, decidiamo di usufruire dello spazio molto stiloso e ben arredato dell’area comune della Riad per dedicare del tempo al lavoro e ai nostri progetti. Finiamo così per lasciare il Riad verso le 13, un po’ a malincuore: contenti di riabbracciare il nostro van lasciato fuori per la notte e dirigerci verso nuove destinazioni, ma un’altra notte in Riad ce la saremmo fatta volentieri.  



Per prima cosa ci fermiamo sulla strada per andare a visitare il paesino vecchio di Ait-Ben-Haddou, luogo di riprese di alcuni film di Hollywood, tra cui anche il Gladiatore. Passeggiamo tra gli stretti e ripidi vicoli, circondati da piccoli edifici di terracotta popolati da artisti e venditori locali. Una volta arrivati in cima, scattiamo qualche foto e scendiamo verso l’ingresso del paesino, dove ci fermiamo per un pranzo veloce in un bel posto che avevamo notato all’andata.

 

Il posto si chiama Tawara Salon de The e la cosa speciale è che è interamente gestito dalle signore dell’associazione donne di Ait-Ben-Haddou. Ci sediamo nella terrazza esterna e ordiniamo una zuppa Harira e due omelette berbere, accompagnate da un tè caldo e un succo d’arancia. Mangiamo le ottime pietanze sotto gli occhi curiosi di diversi felini che girano tra (e sui) tavoli.


Sullo sfondo osserviamo una signora intenta a preparare e cuocere il pane in un grande forno a legna, mentre alle sue spalle i turisti e qualche cammello si incamminano per le viuzze del paese. Sulla via d’uscita decidiamo di comprare anche del pane che, vista l’esperienza nel suo insieme e considerato che ci è stato preparato sotto gli occhi, accettiamo di pagare troppo (10 DH).



Ci rimettiamo in viaggio verso M’hamid el Ghizlane, che raggiungeremo solo qualche giorno dopo. Tra Ait-Ben-Haddou ed Ouarzazate ci fermiamo lungo la strada principale al negozio “The Gold Mine 2” per acquistare qualche prodotto locale di porcellana fatto a mano.


Compriamo due bicchierini da caffè, due ciotole grandi e due coppette. Presi dall’entusiasmo, usciamo dal negozio anche con una tajine: vogliamo provare a cucinare anche noi nel modo tipico ed autentico del Marocco e poi questo ‘piatto’ di terracotta rappresenta il perfetto souvenir per ricordare questo paese. Paghiamo nel complesso circa 20 euro non senza lunghe trattative col negoziante, il quale mi confessa di non potermi fare il prezzo dei locali, ma allo stesso tempo mi rassicura, garantendomi di avermi fatto un prezzo da campeggiatore e non da turista vero e proprio.

 

Riprendiamo la strada, passiamo per Ouarzazate senza fermarci e guidiamo per qualche ora verso sud, finche non decidiamo di sostare per la notte nella Valle del Draa, dietro a una collina non troppo lontana dalla strada principale, nei paraggi di altri due van.


Curiosità del giorno La kasbah (città fortificata) di Ait-Ben-Haddou è stata il set di film di Hollywood, come Lawrence di Arabia, Il Gladiatore, La Mummia, 007 - Zona pericolo e Il gioiello del Nilo.


Giorno 27 – Finalmente andiamo a trovare Zicas

Dra Valley - Tagounit


Un’altra nottata tranquilla è passata. A parte un po’ di vento, niente e nessuno ci ha disturbato durante la notte. Ad oggi non abbiamo mai avuto problemi a dormire in libera, ovviamente cercando sempre di scegliere posti relativamente isolati, di essere discreti e rispettare la natura, così come la popolazione locale.

 

Anche la mattinata passa veloce e tranquilla, con noi incantati davanti al computer a lavorare ai nostri progetti. A pomeriggio inoltrato, ci rimettiamo in strada alla volta di Zagora. Saremo in questo paesino solo di passaggio, ma abbiamo deciso e promesso di fermarci a trovare Zicas, un amico di Instagram, nella sua officina per furgoni e fuoristrada, il Garage Iriki.

 

Poco dopo il nostro arrivo in tarra marocchina, Zicas (soprannome di Zacaria) ci aveva contattato su Instagram invitandoci a passare da lui in officina per un tè caldo e per conoscersi. Da subito gli abbiamo promesso che – se dio vuole (o inchallah come dicono qua) – saremmo passati a trovarlo.

 

Detto fatto, alle 17 e 30 siamo all’ingresso del paese e alla prima rotonda noto un meccanico e un altro ragazzo in tuta blu dal benzinaio sul lato opposto della strada. Sembrano averci adocchiato e partono al nostro ‘inseguimento’. Il volto mi pare familiare e mi accorgo subito che il ragazzo seduto dietro sul motorino che indossa una giacca con scritto “Harry Schmitz – Team Manager Germany” è proprio Zicas. Ci fermiamo subito per un saluto a bordo strada e lo seguiamo in officina. Beviamo un tè insieme, mentre diamo un’occhiata alle miriadi di foto e adesivi appesi nel suo garage. Tante delle persone che seguiamo su Instagram o che conosciamo (incluso mio zio Lori che saluto e ringrazio per i consigli) hanno fatta tappa qui.



Dopo aver dato un’occhiata al van, Zicas e il suo team ci chiedono se vogliamo pulire il filtro (gratis) e ci segnalano, senza troppa insistenza, la necessità di aggiungere un foglio alla balestra posteriore. Il buon Zicas non ha torto ed è un upgrade che è in cima alla nostra lista, ma non siamo ancora pronti a farlo. Non qui e non ora. 


Mentre finiamo il tè conosciamo quasi tutto il vicinato. Prima un signore mi chiede se sono interessato a un modellino in legno del nostro van, poi un ragazzino prova prima a vendermi qualche adesivo e poi a cambiare due euro in dirham. Gentilmente rifiuto e siamo pronti a partire. Ma è proprio sul più bello che arriva un altro buon uomo che con insistenza ci invita a visitare il suo negozio giusto accanto. Cerchiamo di rifiutare, ma vista l’insistenza e per non risultare scortese, decidiamo di dare un’occhiata al negozio, chiarendo fin da subito che non vogliamo comprare niente. Pochi minuti dopo siamo di nuovo fuori dal negozio di tappeti e cianfrusaglie, scattiamo due foto ricordo con Zicas, ci scambiamo due adesivi e ripartiamo.

 

Sono oramai quasi le 19, si sta facendo buio e la tempesta di sabbia rende la guida su strada asfaltata abbastanza impegnativa. Siamo a un’ora da Mhamid e viste le condizioni decidiamo di fermarci dopo 30 minuti di guida. Oramai nel buio più totale imbocchiamo una strada sterrata abbastanza accidentata e proseguiamo lentamente per circa un chilometro, finché non troviamo un bell’alberello sulla destra e decidiamo che quello sarà il nostro rifugio per la notte. Mangiamo qualcosina e ci addormentiamo nonostante la tempesta di sabbia che è ormai mezzanotte.


Curiosità del giorno Essendo situata alle porte del deserto, la cittadina di Zagora vanta un vasto numero di officine e garage 4x4. In base a quanto abbiamo letto, sentito da altri viaggiatori e vissuto in prima persona, i turisti vengono spesso fermati all’ingresso del paese e (dopo un piccolo check volante a bordo strada) ‘invitati’ all’officina per qualche miglioria o riparazione.


Day 28 – Il capretto non è nel piatto, ma ti saltella di fianco mentre mangi

Tagounit – M'Hamid El Ghizlane 


Ci svegliamo che non è cambiato molto. L’albero è sempre li e il vento a sollevare sabbia nell’aria anche. Vista l’impossibilità di stare all’aperto, ne approfittiamo per lavorare e scrivere un po’ al computer.   

 

Quando ripartiamo verso mezzogiorno decidiamo di continuare sullo sterrato e di raggiungere M'Hamid El Ghizlane attraversando le dune di sabbia. Probabilmente non la migliore delle idee, visto che il vento ha cancellato tutte le tracce e riformato le dune secondo uno schema tutto nuovo. Poco ci importa, abbassiamo la pressione e si parte.

La navigazione si rivela come previsto molto complicata e in alcuni tratti fatichiamo a trovare la linea ideale. Qualche attimo di panico ma poi, nonostante le condizioni estreme, riusciamo a scavalcare due dune e ritroviamo la traccia. Percorriamo gli ultimi chilometri tra la sabbia e raggiungiamo l’asfalto alle porte di Mhamid.

 

Arriviamo in campeggio, al Camp Bivouac Hassi Smara, dove ci accolgono con un tè di benvenuto. Il campeggio, molto rustico ed economico (meno di 3 euro a notte), si trova a ridosso delle dune del deserto, qualche chilometro dopo il paese. La sera ceniamo presso la struttura. Nonostante lo avessimo specificato più volte, la Tajine vegetariana che ci viene servita presenta anche qualche verdura insieme al pollo. Gli spaghetti che la accompagnano sono tagliati (difficile da digerire per un italiano) e scotti. Poche storie, mangiamo le verdure, due spaghi e siamo sazi.

 

La star della serata è Alfie, piccola capretta spensierata, che saltella allegramente sui divanetti e ci rallegra la serata. Solo lei e la sua compagnia valgono il prezzo della cena. Dopo cena il vento si è finalmente calmato, mettendo la parola fine su questi due giorni di tempesta di sabia. Ci possiamo quindi sedere intorno al falò, dove sotto un cielo stellato e con il viso illuminato dalle fiamme scoppiettanti, finiamo la bottiglia di vino aperta qualche giorno prima. Nel frattempo, intorno ad ogni van, lo staff del campeggio posiziona svariate candele, che insieme al fuoco ed il cielo stellato rendono l’atmosfera speciale e fanno da cornice a una serata da ricordare.

Mentre terminiamo il vino e guardiamo il fuoco lentamente morire, pianifichiamo le nostre prossime avventure. L’indomani si riparte per una tre giorni nel deserto e l’emozione è davvero grande!


Curiosità del giorno «Una tempesta di sabbia passa, le stelle rimangono». Cosí recita un proverbio arabo che racchiude in una frase l’attitudine del popolo arabo. Una popolazione, per come l’abbiamo vissuta noi, che nonostante le difficoltà, è sempre pronta ad accoglierti con un sorriso e a sopportare momenti di difficoltà, sapendo che questi passeranno per lasciare spazio a tempi migliori.

Mentre ci spostiamo lentamente verso Sud non troppo lontano dal confine Algerino, possiamo dirvi che l’entroterra del Marocco ci sta davvero entusiasmando. Ci ha riservato grandi sorprese ed emozioni anche questa settimana, sia a livello umano - vista l’estrema gentilezza delle persone - sia a livello paesaggistico. Oramai ci sentiamo a nostro agio in questo paese, proviamo gusto e piacere ad interagire con la popolazione locale, a contrattare e vagare per le strade dei paesi senza una meta, respirando la cultura marocchina.


Ma il bello non è ancora finito, anzi. Nei prossimi giorni attraverseremo in solitaria il deserto percorrendo una vecchia pista della Parigi-Dakar tra chilometri di sterrato e dune di sabbia, per spostarci lentamente verso Ovest ed andare a lambire la costa atlantica. A presto per il prossimo aggiornamento!




20 visualizzazioni

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page