La scoperta dell'incredibile natura del Marocco
- Gianluc
- 7 feb 2024
- Tempo di lettura: 14 min
Aggiornamento: 19 feb 2024
Seconda settimana - Da Fes a Boudnib
Una seconda settimana movimentata in Marocco, dove finalmente andiamo alla scoperta di incantevoli posti immersi nella natura, entriamo in un losco sito minerario sottoterra e purtroppo rimaniamo vittime di un’intossicazione alimentare che ci mette fuori causa per un paio di giorni. Nonostante qualche piccola difficoltà, iniziamo a sentirci a nostro agio in questa terra e ci stiamo sempre più innamorando dei paesaggi che ci circondano.

Giorno 8 - La foresta dei Cedri e le sue bertucce
Fes > Azrou
Lasciamo il campeggio di Fes per dirigerci a sud verso Ifrane, chiamata anche la Svizzera del Marocco. Dopo una breve sosta passeggiando per la città, che ci è parsa piuttosto anonima e priva di carattere, ci dirigiamo verso la foresta dei Cedri. Prima però facciamo tappa in un paesino prima di Azrou per comprare frutta e verdura e gustarci un tè alla menta in un bar, dove alla TV danno la partita del Marocco in Coppa d’Africa.
Ci addentriamo nella foresta tramite una strada sterrata, lungo la quale troviamo qualche turista marocchino in procinto di godersi un picnic e qualche bertuccia selvaggia.
Poco dopo ci fermiamo a mangiare qualcosina in una posticino al sole tra gli alberi della fitta foresta. Finalmente siamo di nuovo nel verde, nella natura, lontano da masse di persone o turisti e con il suono del silenzio ad accompagnare il nostro pomeriggio. Sgonfiamo un po’ le gomme e andiamo in esplorazione sugli sterrati nei dintorni, alla ricerca di un posto isolato per la notte. Dopo qualche chilometro imbocco una strada impervia sulla sinistra. Il terreno, caratterizzato da ghiaia e sassi friabili e dalle pendenze in doppia cifra rendono la salita impegnativa. Mentre lentamente la vegetazione cambia e ci apprestiamo a uscire dalla foresta incontriamo una fuoristrada in senso opposto con sopra due pastori del posto, molto amichevoli e sorridenti, con i quali scambiano due chiacchiere e un saluto caloroso. Continuiamo a risalire il pendio finché non giungiamo su un altopiano a circa 2000m di altitudine. Da qui la vista è stupenda e si percepisce un gran senso di pace, nonostante qualche catapecchia e il verso delle pecore in lontananza. Anche se siamo in vista e sul bordo della strada decidiamo di fermarci li per la notte.
Il freddo si fa sentire. Nella notte sono previsti zero gradi, subito dopo il tramonto ci rifugiamo quindi all’interno per mangiare qualcosa di caldo e gustarci una birra fredda, precedentemente lasciata fuori a raffreddare.
Curiosità del giorno: Non ci aspettavamo di vedere delle scimmie in Marocco: le bertucce di Barberia che abbiamo visto nella foresta dei cedri (Azrou) sono gli unici primati che vivono a nord del Sahara nel continente africano. In Marocco sono rimasti solo 4.000 esemplari di queste scimmie a rischio di estinzione.
Giorno 9 - Una lunga giornata di offroading
Azrou > Midelt
Fa freddo al mattino e mentre guardiamo il sole sorgere, aspettiamo che questo sciolga la brina sul furgone. In maniera abbastanza spontanea, mentre facciamo colazione, decidiamo di coprire la distanza tra Azrou e Midelt (circa 150km) principalmente attraverso un percorso in fuoristrada. In fondo, per noi il viaggio è oramai diventato lo scopo primario, l’esperienza da goderci. Non si tratta necessariamente più come una volta di raggiungere la prossima destinazione nel modo più veloce possibile.
Percorriamo quindi quasi 150 km su strade sterrate, esplorando foreste selvagge e attraversando piccole "città" di montagna, dove i bambini giocano per strada: alcuni che ci salutano sorridenti, altri che cercano di fermarci chiedendoci soldi. Un elemento che ci colpisce emotivamente, perché non sappiamo ancora bene come affrontarlo e rende l'intero viaggio, già stancante di suo date le condizione della strada, ancora più impegnativo. Ad un tratto sbagliamo anche strada, ma grazie all’ottima assistenza di Joy come copilota, tramite una deviazione, ritroviamo la via giusta.
Dopo un lunghissimo viaggio e dopo aver fatto buon uso del nostro compressore ARB per regolare la pressione degli pneumatici in base alle condizioni del terreno, arriviamo nei pressi di Midelt che il buio è già calato. Sull’applicazione Park4Night avevamo identificato uno spot vicino ad un bacino artificiale per la passare la notte. Ne andiamo alla ricerca e dopo qualche chilometro di sterrato nel buio, scegliamo di parcheggiare in uno spiazzo aperto e pianeggiante con la speranza di svegliarci l'indomani con una vista fantastica sul paesaggio circostante.
Curiosità del giorno: Quando facciamo offroading riduciamo la pressione degli pneumatici minimo del 50% in base al tipo di terreno. Su uno sterrato classico, ad esempio usiamo una pressione trai i 2.0 e 2.2 bar. È importante quindi calcolare anche del tempo per sgonfiare e rigonfiare le gomme più volte, come capitato a noi in questa giornata.
Giorno 10 - Sottoterra in una miniera
Midelt > Aouli
Quello che ci auspicavamo, la mattina diventa realtà. Al risveglio veniamo sorpresi da un'incredibile vista a 360 gradi: da un lato il lago artificiale, dall'altro la catena innevata dell'Atlante. Tutto intorno un paesaggio desertico. Trascorriamo una bella mattinata tranquilla, godendoci il caffè al sole. Joy legge il suo libro ed io suono la chitarra. Sul programma odierno non solo relax, ma anche un po' di sport. Joy ha voglia di farsi una corsetta, la sua prima in Marocco. Si avvia quindi in solitaria sulla strada per Midelt, mentre io preparo il van, lo metto in moto e la raggiungo circa 8km più avanti.
A Midelt ci fermiamo un paio di ore per pranzare e comprare frutta e verdura per un paio di euro. Nel tardo pomeriggio ci dirigiamo verso la città mineraria di Aouli, attraversando una gola mozzafiato e un ponte abbastanza traballante. Questo posto ci è stato consigliato da un altro viaggiatore, che ce lo ha descritto come affascinante e dimenticato nel nulla.
Una volta arrivati, veniamo subito accolti da Azrou. Neanche il tempo di abbassare il finestrino che già ci incoraggia a seguirlo per il tour delle miniere. Dopo una breve esitazione - entrambi non eravamo convintissimi della scelta - abbiamo accettato di seguirlo, complice l’entusiasmo evidente sul volto di un viaggiatore tedesco che a sua volta aveva appena terminato il tour.
Seguiamo Azrou in un tunnel sotterraneo lungo 1,5 km. Sulla destra, di tanto in tanto si notano i metri che ci separano dall’ingresso scritti sulla roccia. Più andiamo avanti e più i metri sembrano passare lentamente. Un paio di volte mi interrogo sulla bontà della nostra scelta, ma cerco di non pensarci e di godermi il momento ricco di adrenalina.
Per una buona mezzora Azrou ci guida attraverso gli stretti cunicoli, raccontandoci la storia del sito minerario, che ha origine nel 1912 ad opera dei francesi. Il sito venne chiuso nel 1975 e interdetto dal governo marocchino. Dal 1997 il sito minerario è stato ‘riaperto’ e vede oltre 300 persone marocchine rischiare la vita ogni giorno per andare alla ricerca di piombo e altri materiali pregiati. Una volta terminato il tour, felici di essere di nuovo al sicuro all'aria aperta, Azrou ci invita nella grotta adibita a casa a bere un tè e prova a venderci alcuni cristalli del sito.
Gentilmente rifiutiamo l’offerta. Oramai si è fatto tardi e sta per calare il sole. Gli lasciamo una mancia per ringraziarlo per il tour e la gentilezza e andiamo alla ricerca di un posto per la notte. Invece di ritornare a Midelt, decidiamo di addentrarci ulteriormente nella valle sperduta e dopo qualche chilometro di sterrato troviamo sulla sinistra un bell' altopiano in cima a una collina, da dove possiamo ammirare i colori del cielo al tramonto.
Dopo cena, pronti per andare a letto, riceviamo una visita inaspettata. Un furgone bianco lascia la strada principale per raggiungerci sulla collina e parcheggia di fianco a noi. Pare essere un contadino del posto, insieme a suo figlio oramai adulto. Dopo avermi chiesto di uscire continua a ripetere per due buoni minuti e con insistenza la stessa parola: “mazot”. Purtroppo non riusciamo a capirci, neanche a gesti, ma i due signori locali non sembrano essere disturbati dalla nostra presenza e si rimettono in strada.
Solo più tardi, con una connessione internet, Google ci aiuta a scoprire il significato della parola “mazot”: benzina o diesel. I due locali ci stavano chiedendo se avessimo della benzina o del diesel da dargli. Ad averlo scoperto prima, gli avrei dato volentieri parte della nostra tanica di riserva da 5L, che portiamo sempre con noi. Con un pizzico di rammarico per non essersi capiti prima, ci mettiamo a letto e ci addormentiamo nel nulla, sotto a una bellissima luna piena.
Curiosità del giorno: “Mazot” in berbero significa benzina o diesel. Purtroppo l’abbiamo scoperto troppo tardi, quando la persona che ci ha trovato parcheggiati la notte nel mezzo del nulla per chiederci un po’ di “mazot” se n’era già andata rassegnata.
Giorno 11 - La danza del fuoco di Assou
Aouli > Valle dello Ziz
Come sempre quando dormiamo in libera, sveglia presto e fuori a godersi l’alba. Joy scatta qualche foto con la sua macchina fotografica per catturare ricordi di momenti speciali. Dopo colazione ci godiamo la tranquillità assoluta, pare non esserci nessuno intorno a noi. Ma è proprio sul più bello che sentiamo in lontananza una moto avvicinarsi. Pochi minuti dopo ci ritroviamo davanti un buon uomo di nome Assou in sella alla sua moto.
Assou parla molto poco francese e mi fa capire di avere freddo. Ci sono 5 gradi e lui è in moto, in ciabatte e senza guanti. Mi pare di capire che mi stia chiedendo se abbiamo del fuoco o qualcosa per accendere un fuoco. Un po’ incerto prendo l’accendino dal van e glielo porgo. Tutto contento, Assou lo afferra e si dirige di corsa verso uno dei piccoli cespugli secchi presenti intorno al van. Neanche il tempo di realizzare, che il buon uomo dà fuoco al cespuglio, che ora sta bruciando lentamente. Soddisfatto della fonte di calore, Assou inizia in modo goffo e divertente a ‘danzare’ e muoversi intorno al fuoco per cercare di scaldare tutte le parti del suo corpo. Un attimo pare seduto sul fuoco, due secondi dopo è sdraiato per terra con i piedi nel fuco. Una scena che ci fa sorridere e ci intrattiene per qualche minuto.
Raggiungiamo Assou intorno al fuoco, con una tazza di tè, due mandarini e un quarto di pane. Passiamo qualche attimo in sua compagnia e scambiamo qualche parola. Dopo essersi rifocillato e scaldato per bene, ci chiede di fare una foto insieme e ci congediamo. Si rimette in moto, ripartendo nella stessa direzione da cui era arrivato.
Entusiasti della mattinata movimentata, siamo pronti a partire anche noi. Prepariamo il van e ci mettiamo in strada. Per non ripercorrere la stessa strada del giorno precedente, decidiamo di proseguire dritti e tornare a Midelt facendo un giro ad anello. A causa della chiusura di una strada nei pressi del bacino artificiale, il giro si rivela molto più lungo del previsto e transitiamo a Midelt solo nel primo pomeriggio.
Imbocchiamo la strada della Valle dello Ziz: un tratto ben asfaltato e pittoresco, con la strada che si snoda lungo una valle di rocce imponenti, come fossimo all’interno di un canyon. Proprio lungo questa strada decidiamo di fermarci sulla destra al campeggio Jurassic. Un posto tranquillo e immerso nella natura, tra il fiume e la strada principale. Li incontriamo una famiglia inglese che avevamo avuto il piacere di conoscere nella foresta dei cedri qualche giorno prima. Facciamo due lavatrici - almeno non devo più girare le mutande al contrario per averne un paio pulite - e decidiamo di cenare presso il campeggio. Un buon pasto a base di Tajine vegetariana per due, un’insalata e frutta e yoghurt per concludere. Terminiamo la serata sorseggiando un tè alla menta, mentre in sottofondo inizia la partita del Marocco con l’intero staff del campeggio a fremere davanti alla TV.
Curiosità del giorno: Nella strada della Valle dello Ziz, si passa attraverso un tunnel nella roccia dove c’è un cartello con un limite di 3.5m di altezza. Spesso si vedono veicoli alti fino a quasi 4 metri (turisti inclusi) passarvi attraverso, facendo attenzione a rimanere al centro della strada, invadendo la corsia opposta e procedendo molto lentamente. Per quelli che esitano, prima del tunnel si possono trovare persone locali in moto, pronti a darti consigli o a guidarti attraverso il tunnel in cambio di una piccola mancia.
Giorno 12 - Anche nel nulla non sei mai solo
Camping Jurassic > Kasbah Amjjouj
Usciamo dal campeggio in direzione di Erachidia, dove faremo un po’ di compere: frutta e verdura, un salto al supermercato Marjane e poi al bancomat della banca Al Barid, dove preleviamo 2000 DH senza commissioni. Nel parcheggio del supermercato conosciamo una simpatica coppia di tedeschi con uno sprinter simile al nostro. Facciamo due chiacchiere, ci scambiamo due consigli e ripartiamo. Ritorniamo sui nostri passi per andare in cerca di uno spot isolato per la notte in una vallata che avevamo notato sulla nostra sinistra mentre ci dirigevamo a Erachidia.
Dopo svariati chilometri sulla strada principale, prendiamo una svolta a destra su uno sterrato inizialmente pianeggiante. Come sempre riduciamo la pressione degli pneumatici e continuiamo fino al piccolo villaggio semi-abbandonato di Kasbah Amjjouj, dove prendiamo una svolta a sinistra su una ripida strada che risale il vallone. Dopo un paio di chilometri in salita, notiamo uno spiazzo grande e pianeggiante sulla destra, 100 metri più in giù. Parcheggiato il van, ci guardiamo intorno e la vista è davvero mozzafiato. Mentre il sole si appresta a tramontare, il silenzio che si respira in questo luogo è indescrivibile. Decidiamo che è il posto giusto per la notte e non ci capacitiamo di come possiamo essere da soli in un posto cosí magico.
Neanche il tempo di dirlo ad alta voce, che vediamo una persona, probabilmente un pastore, scendere la valle e dirigersi verso di noi. Ci raggiunge e prova subito a dirmi qualche parola nella sua lingua, che nuovamente non comprendo. Gli diamo due mandarini e senza troppi fronzoli se ne riparte verso monte, probabilmente verso la sua stalla. Il tempo di un respiro e sentiamo una moto avvicinarsi in lontananza, questa volta proveniente da valle. Sulla moto sono in due, si fermano sulla strada principale e una delle due persone ci raggiunge a piedi lungo la strada accidentata che porta allo spiazzo in cui ci troviamo.
SI tratta di Said, berbero nomade, che vive nel paesino semi abbandonato poco più sotto. Ci ha raggiunto col suo zainetto, dal quale estrae una dopo l’altra, pietre “preziose” e altra oggettistica varia che prova a venderci si con insistenza, ma anche con gentilezza e rispetto. Inizialmente rifiutiamo gentilmente più volte finché, complice la consapevolezza di voler dormire “ospiti” nella sua valle, ci sforziamo di trovare qualcosa che possa piacerci o tornarci utile, cosi da trovare una soluzione che possa soddisfare entrambi. Scelgo quindi un turbante che mi piace e gli chiedo quanto costa. Al suo primo prezzo di 50 DH, ribatto con 10 DH e non mi smuovo di lí. Said sembra allora più interessato a barattare e ci chiede se abbiamo delle birre. Cinque preziose birre ci dovrebbero essere rimaste, lui me ne chiede sei. Alla fine con un po’ di tira e molla troviamo un accordo. Due birre (una da un litro e una da 0,33) e qualche pastello per colorare per i suoi bambini in cambio di questo turbante o pezzo di tessuto.
Abbastanza provati dal doppio incontro e dalle contrattazioni, salutiamo Said e ci giriamo, tirando un grande sospiro di sollievo. È li che notiamo, dietro le cime della montagna, una luna grandissima in procinto di sorgere. Rimaniamo immobili e ci godiamo il momento per qualche minuto. Subito ci ricordiamo di quanto la vita sia fantastica e, come dice un bellissimo libro di Gianluca Gotto che ho letto di recente, di quanto succeda sempre qualcosa di meraviglioso. La notte passa tranquilla, ci addormentiamo senza grossi problemi e nessuno viene a disturbarci in questo posto incantevole.
Curiosità del giorno: Nelle cittadine marocchine si possono spesso trovare ombrelloni da sole fissi a bordo strada o all’ingresso di una rotonda, che vengono utilizzati dai poliziotti per i posti blocco o per dirigere il traffico all’ombra. Nei mesi estivi le temperature superano i 40 gradi, quindi un po’ di ombra sicuramente non fa male.
Day 13 - Scoperte macabre e intossicazioni alimentari
Kasbah Amjjouj > Boudnib (Camping Rekkam)
Anche la mattina non c’è traccia di esseri umani in questo posto che pian piano si scalda dopo il sorgere del sole. Dopo colazione ci rimettiamo in strada e decidiamo di esplorare un po’ le zone circostanti. Riscendiamo lungo la strada fino Kasbah Amjjouj e lí giriamo a sinistra, passando attraverso il paesino e addentrandoci nella valle lungo una strada stretta e sterrata. Vediamo se, attraversando il fiume, riusciamo a trovare una via d'uscita da questo lato per raggiungere la strada principale.
Dopo un’oretta in esplorazione passando per cimiteri improvvisati, qualche costruzione vuota al cui interno troviamo solo un paio d’ossa e fiumi prosciugati, che pero non riusciamo ad attraversare col furgone, ritorniamo da dove eravamo venuti e raggiungiamo la strada principale nello stesso punto in cui l’avevamo abbandonata il giorno precedente. Ora si procede a velocità più sostenute e senza traballamenti vari dettati dal terreno.
Una breve pausa caffè a bordo strada, due chiacchiere con un locale desideroso di scambiare qualche minerale con della cioccolata svizzera (che purtroppo non abbiamo) o un coltellino svizzero e si riparte in direzione di Boudnib. Lungo strade asfaltate, dritte per svariati chilometri e di conseguenza molto monotone, raggiungiamo Boudnib. Ai lati della strada notiamo numerose ed immense coltivazioni di palme.
Boudnib è un piccolo paesino alle porte del deserto, non molto turistico, ma dove alcuni viaggiatori si fermano prima di proseguire verso Merzouga. Da li, il nostro obiettivo è quello di affrontate nei giorni seguenti la pista Boudnib - Merzouga, che attraverso 180km di sterrato ci condurrà alle dune di Erg Chebbi. Arriviamo al Camping Rekkam, dove veniamo accolti da una gentile donna, probabilmente francese. Troviamo una piazzola in questo campeggio molto rustico ma allo stesso tempo ben curato e grazioso.
Ci parcheggiamo di fianco a una simpatica coppia di svizzeri, decisamente più anziani di noi, che con il loro fuoristrada super equipaggiato, con tanto di snorkel e tenda sul tetto, si preparano l’indomani ad affrontare proprio l’attraversata verso Merzouga. L’hanno già fatta svariate volte e ci dicono essere bellissima.
Noi dal nostro canto, per quanto disponiamo di un mezzo 4x4 che pare adatto all’offroading (nel libretto dice che non è pensato per essere usato fuoristrada, ma lui non lo sa), siamo abbastanza alle prime armi per quanto riguarda piste fuoristrada un po’ più impegnative, a maggior ragione nel deserto. Contemporaneamente siamo consapevoli del peso del mezzo (oltre 3.5t) e del fatto che sia anche la nostra sola ed unica casa. Per questi motivi tendiamo a volte ad essere più cauti o premurosi in certe situazioni. Inoltre, se si viaggia in compagnia, ci si diverte di più e si esce da situazioni complicate o insabbiamenti del caso molto più facilmente e rapidamente.
Vista la simpatia e la gentilezza dei nostri vicini svizzeri, valutiamo quindi se aggregarci a loro ed affrontare l’attraversata insieme, o se fermarci un’ulteriore notte in campeggio e valutare il da farsi. Ci penseremo durante la cena.
Mangiamo presso il ristorante del campeggio, cous cous di pollo per me (è venerdì) e Tajine vegetariana per Joy. Da bere un tè caldo e dell’acqua e per finire una macedonia di frutta. Poco dopo cena inizia pero’ lo spettacolo. E non è un bello spettacolo purtroppo.
Joy ed io passiamo entrambi tutta la notte a vomitare e seduti sul water. A quanto pare ci siamo beccati un’intossicazione alimentare (una formalità per il Marocco ci dicono) e la nostra prima notte è davvero infernale. Dormiamo poco o niente, con crampi allo stomaco e dolori alle articolazioni, più qualche linea di febbre.
Curiosità del giorno Durante il tragitto da Erachidia a Boudnib abbiamo costeggiato molte fattorie che coltivano palme. A causa dei suoi deserti aridi, il Marocco è il luogo ideale per la coltivazione dei datteri: se si visita il paese nel mese di ottobre, si possono vedere gli enormi grappoli di datteri che maturano e pendono dalle palme.
Giorno 14/Giorno 15 - Il riposo dei guerrieri
Camping Rekkam
Combiniamo questi due giorni, visto che in queste 48 ore non è successo molto di nuovo, se non che oramai conosciamo a memoria la disposizione delle piastrelle e degli interni dei bagni del campeggio. Naturalmente abbiamo dovuto posticipare l’attraversata verso Merzouga e non ci siamo potuti aggregare ai nostri “amici” svizzeri, rimanendo altre due notti in campeggio per riprenderci. È ironico che alla fine siamo rimasti tre giorni nel campeggio in cui probabilmente ci siamo presi questa intossicazione alimentare, ma avere a disposizione dei bagni e dei servizi ci ha aiutato a riprenderci e sicuramente non avevamo la forza di andare altrove.
Non vogliamo assolutamente fare cattiva pubblicità o diffamare il campeggio, presso il quale ci siamo trovati tutto sommato bene. Ci teniamo a sottolineare che c’erano altre persone che hanno cenato la stessa sera e nessun’altra sembra essere stata male. Magari siamo stati sfortunati noi.
La domenica (giorno 15) non siamo ancora in forma, ma pian piano reiniziamo a mangiare riso in bianco e crackers. Decidiamo quindi di sfruttare il terzo giorno di permanenza in campeggio per riprenderci completamente, andare a comprare del pane e dell’acqua e sbrigare alcune cose, prima di affrontare la pista nel deserto in solitaria il giorno successivo.
Curiosità del giorno Quando viaggiamo ci piace far conoscenza con altri viaggiatori. Molti anziani (pensionati) sembrano apprezzare il Marocco, in particolare quelli che viaggiano in furgone o in camper. Per strada o quando arriviamo in campeggio siamo spesso l'unica coppia “non anziana”. Da un lato è bello vedere questa generazione uscire dalla propria zona di comfort e visitare posti diversi, ma a volte ci manca un po' l’atmosfera giovanile ;)
Una settimana movimentata iniziata bene e non finita nel migliore dei modi si conclude. Direi pero’ che con l’intossicazione alimentare il nostro acclimatamento è a tutti gli effetti completato. Ora siamo pronto a goderci il Marocco, la sua gente, il suo deserto e il suo cibo senza più preoccupazioni. La prossima settimana vi portiamo nel deserto e sarà sicuramente qualcosa di nuovo e di emozionante. Rimarremo insabbiati? Troveremo la strada giusta o ci perderemo? Lo scopriremo presto. Fra qualche giorno vi daremo ulteriori aggiornamenti con un nuovo post!
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